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Questo articolo è stato pubblicato il 04 aprile 2011 alle ore 12:03.

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Il ministro degli Esteri Franco Frattini con il responsabile per la politica estera del Consiglio nazionale di transizione libico Ali al Isawi (Ansa)Il ministro degli Esteri Franco Frattini con il responsabile per la politica estera del Consiglio nazionale di transizione libico Ali al Isawi (Ansa)

L'Italia ha deciso di «riconoscere il Consiglio nazionale di transizione libico come unico interlocutore legittimo». Lo ha dichiarato il ministro degli Esteri, Franco Frattini, nel corso di una conferenza stampa alla Farnesina con il responsabile della politica estera del Cnt, Alì Al Isawi. Bisogna «cooperare - ha detto Frattini - per evitare che il cessate il fuoco porti al consolidamento dello status quo della divisione in due della libia, che é inaccettabile». Frattini ha spiegato che l'Italia vuole «una Libia unita, che attraverso il Consiglio nazionale di transizione promuova unariconciliazione nazionale». Ha ricordato che le proposte di Gheddafi sul cessate il fuoco non sono state «mai onorate» e per questo «non sono credibili». Dunque «la coalizione Nato deve continuare, andare avanti, non dobbiamo convincere gli altri, ma imporre il cessate il fuoco».

La risoluzione 1973 non impedisce di fornire armi ai ribelli libici
Frattini ha anche sottolineato che la risoluzione 1973 del Consiglio di sicurezza dell'Onu «non impedisce» di fornire armi ai ribelli libici in lotta contro il regime di Muammar Gheddafi. Anzi, ha detto il titolare della Farnesina, fornire armi ai rivoltosi libici «non può essere escluso come extrema ratio». La risoluzione dell'Onu prevede, infatti, che si debbano difendere i civili «con ogni mezzo». Il ministro ha ricordato che il trattato di amicizia firmato dall'Italia e dalla Libia é stato sospeso: «il regime di Gheddafi non é più un interlocutore, ma il trattato sarà rilanciato non appena sarà possibile stabilire il futuro della Libia».

Scaroni: contatti telefonici con Bengasi per far ripartire la cooperazione in campo petrolifero
Frattini ha reso noto che l'amministratore delegato dell'Eni Paolo Scaroni , telefonicamente , «ha presso contatti con il Consiglio nazionale di transizione dei ribelli libici per far ripartire la cooperazione in campo petrolifero». Ai giornalisti che chiedevano all'emissario dell'opposizione libica, se il Consiglio nazionale transitorio sia disposto a rispettare tutti gli accordi economici e i trattati in vigore con il regime di Gheddafi, Al Isawi si è limitato a rispondere: "Rispettiamo tutti i legittimi diritti degli stranieri in Libia, siano essi individui o aziende", in ogni caso - ha aggiunto - l'attuale amministrazione "non è un governo, ma si limita a gestire la crisi attuale, starà al popolo libico decidere i suoi rappresentanti con elezioni libere e le future politiche del paese".

Tripoli usa l'arma dell'immigrazione illegale
«L'immigrazione illegale é usata come un'arma da Tripoli», ha denunciato il ministro Frattini, al termine dell'incontro col responsabile per la politica estera del consiglio nazionale di transizione libico.

I combattenti respingono una transizione guidata da uno dei figli del colonnello
Sul fronte diplomatico i combattenti dell'opposizione contro il regime di Muammar Gheddafi respingono l'idea di una fase di transizione politica guidata da uno dei figli del colonnello. Lo stesso Al Isawi ha ricordato che anche i figli di Gheddafi stanno partecipando alla repressione.

Assistenza ai feriti gravi
Frattini ha offerto assistenza medica per i feriti gravi. «L'Italia é disposta a fare di più per la Libia da un punto di vista umanitario. Vogliamo offrire assistenza medica ai feriti, predisponendo trasferimenti tramite voli e via mare verso ospedali italiani. Stiamo anche predisponendo l'invio di una nave-ospedale a largo di Misurata». Il ministro ha anche parlato dell'invio di personale medico, citando anche l'organizzazione di Gino Strada, Emergency, che ha già predisposto un team di cinque medici che opereranno nell'ospedale di Misurata, duramente colpito dagli attacchi del regime.

Impossibile soppiantare l'Italia nei cuori libici
Rispondendo a una domanda sull'intraprendenza francese in Libia, Frattini ha detto che ritiene «sia difficile immaginare di poter soppiantare l'Italia nel cuore del popolo libico e nelle relazioni storiche che ha con la Libia». Per il responsabile della Farnesina «l'Italia è molto vicina al popolo libico da tanto tempo e questo non cambierà mai».

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