Storia dell'articolo

Chiudi

Questo articolo è stato pubblicato il 04 aprile 2011 alle ore 08:24.

My24
A Milano il record dei reatiA Milano il record dei reati

Che si tratti di demografia o di economia, la criminalità preferisce puntare alto. Ossia alle realtà territoriali dove più densamente si concentrano abitanti oppure attività produttive o infrastrutture. Le ultime rilevazioni disponibili sul trend dei delitti denunciati catturano un'immagine "statica": dopo i cali significativi nei primi sei mesi del 2008 e del 2009 (pari rispettivamente a -8% e -6%), il periodo gennaio-giugno 2010 si chiude intorno a quota 1.292mila reati, lo 0,2% in meno rispetto al corrispondente semestre dell'anno precedente.

Tuttavia se lo si guarda più da vicino, il quadro territoriale che emerge dalle elaborazioni del Sole 24 e Anfp (l'Associazione nazionale funzionari di polizia che, su dati del ministero dell'Interno, cura la ricerca «L'apporto della sicurezza pubblica alla creazione del Pil» realizzata da Maurizio Fiasco) si presenta assai differenziato sotto vari aspetti: il tasso di delittuosità, la dinamica nel tempo, la tipologia del delitto. Con una costante: le realtà "grandi" o comunque strategiche sono quelle più in sofferenza, anche quando si considerano i delitti significativi per il tessuto imprenditoriale (dalle truffe alla ricettazione).

Se si rapporta il totale dei reati alla popolazione, le province maggiormente colpite risultano, nell'ordine, Milano, Torino, Bologna, tutte sopra i 30 delitti denunciati ogni mille abitanti (indice che, ricordiamo, si riferisce al semestre e che quindi per l'intero anno potrebbe raddoppiarsi), mentre la Capitale si colloca in settima posizione. I capoluoghi più "al riparo" (indice inferiore a 15 delitti denunciati, Oristano, Potenza e Matera le migliori) sono tutti di piccole o medie dimensioni, prevalentemente meridionali ma con una buona rappresentanza del Nord-Est, come Belluno e Treviso.

Per volume Roma "conquista" il secondo posto (116mila reati) subito dopo Milano (138mila). A preoccuparsi per gli incrementi più consistenti dovrebbero essere i materani (+22%) e gli aquilani (+20%), al contrario dei residenti di Asti o Pordenone che spiccano per arretramenti a due cifre della criminalità (rispettivamente -16 e -12%).

Un'altra mappa si delinea se si passa ai reati più gravi per il sistema economico, come l'usura, il riciclaggio, la contraffazione, i furti di veicoli con merci, le truffe e le frodi informatiche (si vedano le tabelle sotto dove l'indice è stato ottenuto rapportando ognuna delle 14 tipologie considerate a ogni mille imprese registrate sul territorio). Tutte queste "mine" anti-sviluppo calcolate complessivamente penalizzano in particolare le imprese di Napoli, Bologna, Trieste, La Spezia e Genova, grandi capoluoghi caratterizzati, tra l'altro, da una fitta rete di collegamenti.

Il tessuto produttivo napoletano è il più colpito in particolare sui fronti di truffe e frodi, ricettazioni ed estorsioni. Bologna e Trieste hanno gli indici più alti per quanto riguarda i furti negli esercizi commerciali (ma Trieste con Genova si mettono in cattiva luce anche nella classifica del riciclaggio). Le imprese di Caltanissetta e Vibo Valentia sono quelle che più hanno a che fare con il reato di "danneggiamento seguito da incendio". Isernia, ben posizionata nella classifica generale dei delitti rapportati alla popolazione, ha la maggiore incidenza (per impresa) di delitti informatici e contraffazioni.

Reati e livelli di gravità diversi che però finiscono per pesare pesantemente sui costi dell'impresa e sullo sviluppo del territorio. «Nella nostra ricerca sulla relazione tra sicurezza, Pil e benessere – osserva Enzo Letizia, segretario nazionale dell'Anfp – è emerso, dalle analisi sul settore del credito alle imprese, che la criminalità ha effetti negativi sul costo del denaro. In particolare le frodi, le truffe, la bancarotta fraudolenta, l'estorsione, l'associazione a delinquere in genere e l'associazione a delinquere di stampo mafioso influenzano in modo significativo i tassi d'interesse per la concessione del credito: le imprese ubicate nelle zone con una forte presenza di criminalità pagano un tasso d'interesse mediamente più elevato dello 0,50 rispetto a quelle che operano nelle zone a bassa criminalità.

E l'effetto distorsivo ricade soprattutto sulla piccola impresa, poiché le grandi hanno accesso al credito fuori dal mercato locale. Ma l'opacità dell'ambiente e la frequenza dei reati incidono anche sulle modalità di concessione del prestito, tanto che la quota dei prestiti concessi in conto corrente, assistiti da garanzie reali, è maggiore di quella per anticipi su fatture dove è più alto il tasso di criminalità. Solo un sistema unitario di sicurezza pubblica può fronteggiare fenomeni di tale caratura e profilo, perché la criminalità è abilissima nell'inserirsi nei limiti delle competenze territoriali degli enti locali, conquistando rocche e campanili di ogni tipo quando commette i reati contro l'economia».

Commenta la notizia

Shopping24

Dai nostri archivi