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Questo articolo è stato pubblicato il 06 aprile 2011 alle ore 07:47.

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Tinteggiata di fresco e gabbie per gli imputati nascoste da tende ignifughe. Così si presenta questa mattina a giornalisti e curiosi (niente telecamere e fotografi, almeno per la prima udienza) l'aula al primo piano di palazzo di giustizia in cui si tiene il processo con rito immediato per concussione e prostituzione minorile a carico di Silvio Berlusconi. L'udienza si terrà di fronte al collegio della quarta sezione penale formato da Giulia Turri (presidente), Carmen D'Elia e Orsola De Cristofaro e si tratterà di un'udienza puramente formale, in cui si procederà a fissare un calendario di massima (la prossima udienza sarà il 31 maggio) e in cui si registreranno le preannunciate assenze sia dell'unico imputato (il premier) sia dei suoi avvocati Niccolò Ghedini e Piero Longo, impegnati oggi alla Camera e in Senato. Nel corso della giornata di ieri a palazzo di giustizia c'è stato un altro protagonista: il palpabile imbarazzo seguito alla pubblicazione del Corriere della Sera delle trascrizioni di tre blocchi di telefonate: il primo tra il presidente del Consiglio e il consigliere regionale Nicole Minetti, indagata con Lele Mora ed Emilio Fede nel procedimento parallelo per induzione e favoreggiamento della prostituzione. Il secondo e il terzo blocco rispettivamente con Marystelle Polanco (una delle ragazze dell'Olgettina) e Raissa Skorkina, anch'essa frequentatrice di Villa San Martino. Si tratta di telefonate dal contenuto piuttosto esplicito che però non solo non potevano essere allegate agli atti (per la legge Boato non è possibile intercettare il telefono di un parlamentare a meno che non sia stata fatta esplicita richiesta alla giunta per le autorizzazioni a procedere), ma avrebbero dovuto essere distrutte. La loro pubblicazione su uno dei maggiori quotidiani italiani, oltre a far sorgere un caso politico nel caso giudiziario, è apparsa come il segnale di un corto circuito, alcuni dicono pilotato, tra le varie anime dell'inchiesta. «Ho disposto accertamenti, stiamo cercando di ricostruire quanto accaduto» è stato il laconico commento del procuratore capo Edmondo Bruti Liberati, che ha supervisionato l'inchiesta condotta dagli aggiunti Ilda Boccassini e Pietro Forno e dal pm Antonio Sangermano.

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