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Questo articolo è stato pubblicato il 06 aprile 2011 alle ore 07:47.

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Il primo via libera della Corte costituzionale sull'«ammissibilità» del conflitto–Ruby è scontato, e arriverà certamente prima delle vacanze estive. E poiché la prossima udienza del processo che si apre oggi a Milano (ma soltanto per definire «il calendario») è prevista per fine maggio o addirittura per giugno, per quella data i difensori del premier potrebbero giocare la carta del conflitto davanti al Tribunale e chiedere la sospensione del dibattimento fino al verdetto di merito della Consulta. Lo stop del processo non è previsto da alcuna norma ma è lasciato alla libera valutazione del giudice. Certo è che, se per motivi di oppurtunità il collegio deciderà di fermarsi, Silvio Berlusconi dormirà sonni tranquilli per circa un anno (tanto è il tempo medio di definizione dei conflitti di attribuzioni tra poteri dello Stato), e del processo Ruby si continuerà a parlare soltanto per il filone Minetti-Fede-Mora, in cui il premier è comunque il convitato di pietra.

Dopo aver partecipato al voto di ieri sul conflitto, Ghedini ha spiegato che oggi non sarà a Milano né ci sarà l'altro difensore del premier, il senatore Piero Longo, in quanto «legittimamente impediti» dai lavori parlamentari. «Ma non faremo valere il legittimo impedimento - ha aggiunto - perché l'udienza servirà solo a definire la data del rinvio. Al nostro posto ci sarà un collega». Secondo voci circolate nei giorni scorsi, il rinvio sarà lungo, probabilmente a giugno. Lo ha chiesto la difesa, facendo leva sia sugli altri tre processi in corso (Mediaset l'11 aprile, Mediatrade il 2 maggio, Mills il 9) sia sugli «impedimenti» del premier sia sul calendario (Pasqua a fine aprile, le elezioni amministrative a maggio, i referendum a giugno). In quell'occasione, gli avvocati potrebbero chiedere al Tribunale di sospendere il processo in virtù del conflitto, che per quella data dovrebbe aver già superato il primo test di «ammissibilità», necessario per considerarlo giuridicamente «esistente».
Per la verità, l'agenda della Corte è già piena fino al 5 luglio, «ma a queste cose si dà la priorità» spiegavano ieri a palazzo della Consulta, dove nelle prossime settimane verrà depositato il ricorso della Camera. Fino a ieri sera, il presidente Gianfranco Fini non aveva ancora deciso a quale avvocato conferire l'incarico di rappresentare la Camera e redigere il ricorso.

In ogni caso, «l'ammissibilità» è poco più che un via libera formale, che lascia «impregiudicata» ogni altra successiva valutazione della Corte, anche rispetto alla stessa ammissibilità. E tuttavia consente alla difesa di giocare la carta del conflitto e della sospensione del processo. A chi gli chiedeva se si aspetta dal Tribunale uno stop, Ghedini ha risposto allargando le braccia: «Tanto i giudici fanno, come sempre, quello che vogliono».
Sospendere o no è una valutazione lasciata al giudice. A differenza del conflitto sollevato direttamente dall'autorità giudiziaria, quello sollevato dalle Camere non ferma le lancette dell'orologio perché non è un «rimedio processuale» ma vive di vita propria, parallelamente al processo, fino al verdetto di merito della Consulta. La sospensione può essere decisa per ragioni di opportunità a condizione che l'attesa non sia troppo lunga e non pregiudichi la durata ragionevole del processo. Peraltro, durante il periodo dell'eventuale sospensione del processo Ruby, la Corte potrebbe decidere gli altri due conflitti di attribuzioni – i casi Mastella e Matteoli – che hanno aspetti in comune con quello del premier. Tanto che a palazzo della Consulta non escludono di poterli trattare insieme, nella stessa udienza di merito ancora da fissare. Decisione che potrebbe prendere l'attuale presidente Ugo De Siervo prima che, a fine aprile aprile, scada il suo mandato di giudice.

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