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Questo articolo è stato pubblicato il 07 aprile 2011 alle ore 08:21.

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Non sarà un incontro facile, quello di domani a Roma tra il ministro dell'Interno italiano Roberto Maroni e il suo collega francese Claude Guéant. Parigi sta infatti cercando proprio in queste ore di capire quali sono gli eventuali appigli giuridici all'interno del Trattato di Schengen e dell'accordo bilaterale siglato nel 1997 a Chambéry sulla libera circolazione per evitare di far entrare in Francia le migliaia di immigrati tunisini che nei prossimi giorni dovrebbero ricevere dalle autorità italiane un permesso di soggiorno temporaneo.

Il quale dovrebbe teoricamente consentire di spostarsi senza problemi nei 25 Paesi che fanno parte appunto dello spazio Schengen.
E intanto il Governo francese ha fatto trapelare tutta la sua irritazione, e la sua preoccupazione. Com'è evidente dai titoli di apertura del quotidiano Le Figaro, il più vicino alla maggioranza, di ieri: «L'Italia apre le porte dell'Europa ai rifugiati tunisini», «Roma offre la Francia agli immigrati tunisini».
Un problema in più nel già ricco e spinoso dossier dei difficili rapporti tra i due Paesi. Che saranno certo affrontati nel vertice del 26 aprile a Roma tra il presidente Nicolas Sarkozy e il premier Silvio Berlusconi, uno dei più attesi e importanti degli ultimi anni.
La domanda alla quale si tratta di dare una risposta è apparentemente semplice: con il permesso di soggiorno che verrà loro rilasciato dall'Italia gli immigrati entrati illegalmente da una delle frontiere dello spazio Schengen, quella di Lampedusa, potranno entrare in Francia oppure no?

Teoricamente sì, visto che per rilasciare i permessi le autorità italiane dovranno procedere all'identificazione e quindi i titolari di permesso dovrebbero essere dotati anche di un documento d'identità. Ma nelle pieghe giuridiche di accordi e trattati la Francia sta cercando il modo per rispondere «no».
Una Francia che, pur sostenendo di muoversi nel pieno rispetto delle norme internazionali, in questi giorni ha di fatto ricreato una frontiera a Ventimiglia. I controlli non vengono infatti effettuati sporadicamente in un'area di 20 chilometri dalla vecchia frontiera, come previsto dai trattati, bensì sistematicamente a ridosso della linea di confine.
D'altronde il ministero degli Esteri francese ha già espresso chiaramente la sua posizione. E cioè che quello dell'immigrazione non è un tema bilaterale. Il Paese che riceve gli immigrati clandestini se li deve tenere. L'Europa interviene sui due fronti dei costi e dei controlli, con aiuti finanziari e un rafforzamento di Frontex. La Francia sarà quindi al fianco dell'Italia nel pretendere da Bruxelles uno sforzo supplementare, ma non sarà disponibile a ospitare sul suo territorio immigrati illegali in provenienza dall'Italia.

E Guéant, l'ex segretario dell'Eliseo collocato da Sarkozy al ministero dell'Interno in questa delicata fase pre-elettorale in cui il partito di maggioranza Ump deve difendersi dall'estrema destra del Front National, ha una missione molto chiara: far capire ai francesi che sull'immigrazione il Governo ha una linea non dura, durissima.
Il primo segnale è arrivato un paio di settimane fa quando Guéant ha detto di capire «che a volte i francesi non si sentono più a casa loro». Il secondo tre giorni fa, quando il titolare dell'Interno ha annunciato che l'obiettivo delle 28mila espulsioni di immigrati illegali fissato per il 2010 «deve essere raggiunto e possibilmente superato». Il terzo è di queste ore, con un'intervista al settimanale del Figaro in cui sostiene che «anche l'immigrazione legale deve essere drasticamente ridotta»". Sia quella per lavoro (attualmente 20mila persone all'anno), sia quella per ricongiungimento familiare (15mila).


Un vero osso duro in questo momento difficile per l'Italia.
Come se non bastasse proprio ieri è arrivato il rapporto annuale sulle domande di asilo, 53mila nel 2010, in aumento dell'11 per cento. Numeri che collocano la Francia al primo posto in Europa e al secondo nel mondo alle spalle degli Stati Uniti.

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