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Questo articolo è stato pubblicato il 09 aprile 2011 alle ore 12:34.

Quando arriva all'auditorium della conciliazione, gli ex Dc e Psi, riuniti dal ministro Gianfranco Rotondi e dal sottosegretario Carlo Giovanardi, lo accolgono con un'ovazione. E, dal palco, il premier Silvio Berlusconi, li ripaga subito con due promesse. «Vinceremo le amministrative e dopo riorganizzeremo il partito». «Talvolta ti azzannano da tutte le parti ma tu sei convinto di essere nel giusto e vai avanti per la tua strada. Ma se molti ti abbracciano vai avanti meglio». A Giovanardi poi, che ha le deleghe alla famiglia, assicura anche «che entro il prossimo anno faremo il quoziente familiare».

Lodo Mondadori? Una rapina a mano armata
Berlusconi ammette che nessuno dei suoi processi lo impensierisce. «Alla fine ci sarà un giudice a Berlino». Poi, però, aggiunge di essere vittima anche di «un attacco patrimoniale che comunque vinceremo», riferendosi al risarcimento per il Lodo Mondadori. La cifra di 750 milioni, chiarisce ancora, «è una rapina a mano armata». Una rapina realizzata con «la tessera numero uno del Pd, Carlo de Benedetti». La ricostruzione della vicenda è sintetica. «De Benedetti - ricorda Berlusconi- si alzò dal tavolo saltando di gioia, io rimasi seduto sconfortato. Alla Mondadori che ha 252 milioni di valore si chiede di risarcirne 750. Definire questo fatto una rapina a mano armata è il minimo».

La Consulta ormai è un organo politico
Proprio ai giudici, e in particolare alla Corte costituzionale, Berlusconi dedica un passaggio del suo intervento. «La Consulta - attacca - da rgano di garanzia è diventata ormai un organo politico. Se a un magistrato di sinistra una legge non piace, la impugna e la porta davanti alla Corte Costituzionale che, da organo di garanzia, è ormai organo politico e boccia quella legge». Insomma, i giudici restano nel mirino del premier che lancia una nuova missione. «Dobbiamo abolire i partiti all'interno della magistratura» e fare la riforma della giustizia «perché si assumano le loro responsabilità anche quei giudici che sbagliano e non pagano mai». Ma ne ha anche per le intercettazioni. «Non è uno Stato libero e civile quello in cui il cittadino non ha la sicurezza di non essere intercettato quando alza il telefono e di ritrovare le sue parole il giorno dopo sui giornali. Questo è il contrario della libertà è stato di polizia».

La stoccata a Fini: è un coaffondatore del Pdl
Insomma, il Cavaliere si mostra battagliero e, davanti a una nutrita platea (circa 2mila persone secondo le stime degli organizzatori), ripete il refrain delle ultime settimane. «Finalmente dopo17 anni dalla nostra comune discesa in campo, per la prima volta abbiamo una maggioranza parlamentare che ci consentirà di fare le grandi riforme per un Paese libero e giusto». Da qui all'ennesima stoccata contro Gianfranco Fini il passo è breve. «Siamo stati impegnati ogni giorno con la diaspora di Fini e dei suoi collaboratori. Fini invece di "cofondatori" aveva letto "coaffondatori" quindi non gli erano chiare le ragioni per cui stavamo insieme». «C'era un patto - rincara - tra lui e i magistrati che gli garantivano protezione». Ma il Cavaliere non manca di rimbrottare anche il numero uno dell'Udc Pier Ferdinando Casini. «In questi tre anni Casini è passato all'opposizione e non so come farà a spiegare ai suoi elettori la sua prossima alleanza con i comunisti».

La promessa: ridaremo slancio al partito dopo le amministrative
Il premier però sa bene che anche il suo, di partito, ribolle al centro come in periferia. E non è un caso che pure Rotondi, da politico navigato, glielo ricordi durante il suo intervento. «Sul piano del governo e delle gratificazioni - dice l'ex Dc- non ho difficoltà a dire che Berlusconi ha riconosciuto a tutti noi più di quanto i nostri meriti giustificavano, sul piano del partito ci sono cose su cui riflettere». Berlusconi raccoglie l'avviso e rassicura la platea. «L'impegno è che dopo le prossime amministrative che vinceremo come le europee, regionali e amministrative ci dedicheremo con convegni anche ristretti come numero ad organizzazione partito" per dargli "slancio" per i prossimi due anni».

In 600 sbarcati a Lampedusa ma andranno via
Poi la virata sull'attualità più calda: gli sbarchi che continuano a investire Lampedusa, dove è atteso nel pomeriggio. «Stanotte sono arrivato a Lampedusa 600 immigrati, ma non resteranno sull'isola», assicura il premier. Che torna a chiedere poi un maggiore impegno dell'Europa. «Dobbiamo esigere che l'Europa divida con noi questa accoglienza». Nei confronti dei disperati che raggiungono le nostre coste, prosegue poi Berlusconi, bisogna comportarsi con pragmatismo, ma anche «con umanità e ricordarci che l'Italia ha visto nel suo passato molti cittadini migrare all'estero». Infine una precisazione per stoppare sul nascere nuove frizioni con Giorgio Napolitano. «Ho letto che avrei portato delle critiche al capo dello Stato. Mi dispiace ma anche questa volta la stampa ha detto una cosa non vera».

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