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Questo articolo è stato pubblicato il 10 aprile 2011 alle ore 08:10.

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BUDAPEST. Dal nostro inviato
La nazionalità non deve essere d'ostacolo al governatore della Banca d'Italia, Mario Draghi, nell'eventuale candidatura alla successione del presidente della Banca centrale europea, Jean-Claude Trichet, in scadenza in autunno. Lo ha detto, a conclusione della riunione dei ministri finanziari dell'Unione europea, il ministro spagnolo Elena Salgado, la quale peraltro non ha voluto esprimersi sulla possibilità che il suo Paese appoggi Draghi. La stessa Salgado e il suo collega tedesco, Wolfgang Schäuble, hanno insistito che l'Europa intende rispettare i tempi per la nonima del successore di Trichet, indicandolo come previsto entro fine giugno.
Draghi, per le sue capacità professionali e le sue doti personali, è visto da molti come il favorito per la guida della Bce, ma qualcuno ha sollevato il dubbio che essere italiano possa giocare a suo sfavore: perché l'Italia è un Paese ad alto debito, seppure finora quasi del tutto ai margini della crisi del debito sovrano, nel momento in cui la questione è nel mirino dei mercati finanziari. Inoltre, la crescente opposizione dell'opinione pubblica, soprattutto in Germania e in altri Paesi del Nord Europa, alle operazioni di salvataggio può rendere politicamente più difficile da far passare l'insediamento a Francoforte di un cittadino di un Paese altamente indebitato. Per di più, la recente scelta del portoghese Vitor Constancio come vicepresidente precluderebbe, in base a una regola non scritta, quella di un altro rappresentante del Sud Europa.
Niente affatto, ha detto la Salgado, «non siamo in questa situazione. I candidati non devono essere considerati solo per la loro nazionalità». Per ora, l'unica candidatura dichiarata è quella del governatore della Banca centrale olandese Nout Wellink, dopo il ritiro e le dimissioni del presidente della Bundesbank, Axel Weber. «Se Draghi è candidato, sarà un candidato in più», ha detto il ministro spagnolo. Wellink viene visto come la possibile controfigura di una candidatura tedesca, come del resto avvenne con il primo presidente della Bce, il suo connazionale Wim Duisenberg.
I ministri, almeno in pubblico, non sembrano preoccupati dell'apparente stallo nella scelta per la Bce. «Non se n'è parlato», ha detto Giulio Tremonti. «La decisione sarà presa entro giugno», ha affermato Schäuble. E la Salgado ha smentito che si possa andare a una proroga del mandato di Trichet, che richiederebbe una modifica dei trattati europei: «Vi sembra più facile accelerare il negoziato o modificare il trattato? Io credo che si accelererà il negoziato e si chiuderà entro giugno». La scadenza cui tutti guardano è il Consiglio europeo del 24 giugno. La decisione può arrivare dai capi di Stato e di Governo all'ultimo momento utile, come fu per la designazione contestuale di Duisenberg e Trichet. Allora, saranno non solo le credenziali dei papabili a determinare il risultato, ma anche e soprattutto la capacità dei Governi di tessere le alleanze a sostegno del proprio candidato.

IL DOPO TRICHET
Due mesi per decidere il nome del presidente

Conto alla rovescia
Il nome del successore di Jean-Claude Trichet alla guida della Banca centrale europea verrà deciso entro la fine di giugno. L'ultimo appuntamento utile è il vertice dei capi di Stato e di Governo del 24 giugno e non è escluso che si arrivi proprio a quella data
Il passo indietro di Weber
Il favorito era parso per mesi il presidente della Banca centrale tedesca Axel Weber, che però a sorpresa ha ritirato la sua candidatura all'inizio di febbraio, irritando non poco Angela Merkel
Wellink e Draghi
Per ora, l'unica candidatura dichiarata è quella del governatore della Banca centrale olandese Nout Wellink. Mario Draghi (nella foto sopra) non è ancora un candidato ufficiale anche se ha già ricevuto il sostegno del Governo italiano

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