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Questo articolo è stato pubblicato il 12 aprile 2011 alle ore 15:11.

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La procura di Milano esclude «ragionevolmente» che l'1 ottobre del 2010 il giornalista Maurizio Belpietro sia stato vittima un attentato. Per questo i pm Ferdinando Pomarici e Grazia Pradella hanno chiesto al gip l'archiviazione del fascicolo aperto a carico di ignoti con l'ipotesi di reato di tentato omicidio e detenzione e porto d'arma. Quella sera un poliziotto della scorta di Belpietro, Alessandro Mastore, esplose 3 colpi in aria ritenendo di aver visto, nelle scale dell'abitazione del direttore di Libero. un uomo.

Sulla scorta delle indagini effettuate dalla Digos in questi mesi, la Procura ha concluso che c'era effettivamente qualcuno la sera del presunto attentato, ma verosimilmente si trattava di un ladro, o, comunque, di una persona che non aveva nel mirino il giornalista. Decisive per le indagini sono state le dichiarazioni dello stesso Mastore e di Ciro Lupo, l'autista di Belpietro.

In particolare, il poliziotto ha raccontato ai pubblici ministeri che non si trattò di un attentato, ma di una persona, probabilmente di un ladro. A far propendere per questa ipotesi anche delle argomentazioni logiche: è apparso inverosimile, infatti, che l'eventuale attentatore non avesse complici e non fosse in possesso di un'arma funzionante. L'inchiesta ha, inoltre, accertato che non esisteva un «preordinato piano di attentare alla vita di Belpietro».

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