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Questo articolo è stato pubblicato il 14 aprile 2011 alle ore 13:09.

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I bric vogliono creare una riserva valutaria globaleI bric vogliono creare una riserva valutaria globale

Stabilito che il mondo occidentale dovrà tenere in maggior conto la voce dei Paesi "emergenti" che con le loro economie più vivaci hanno indicato la via della ripresa, questi "mercati della crescita" (così l'economista Jim O'Neill, inventore della sigla Bric, suggerisce ora di chiamarli) si fanno sentire. E da Sanya, nell'isola tropicale cinese di Hainan sede del loro terzo summit annuale, chiariscono le loro principali preoccupazioni sull'economia globale.

Le faranno pesare nei consessi internazionali, a partire dagli incontri del Fondo monetario in questi giorni a Washington. Sono Brasile, Russia, India e Cina, a loro si è aggiunto il Sudafrica (dunque ora la sigla è Brics) ma ad Hainan si è discussa la possibilità di accogliere nuovi membri. Altre economie e altri mercati, come l'Indonesia o la Turchia, sempre più difficili da ignorare.

L'architettura finanziaria globale dovrà riflettere una nuova realtà, dicono i Brics. La crisi del 2009 ha dimostrato i punti deboli dell'attuale ordine monetario, centrato sul dollaro e reso instabile dai disavanzi nel budget e nella bilancia commerciale degli Stati Uniti. Ora sull'economia mondiale in via di guarigione (i Brics ne compongono il 20%) pesano le incertezze legate alle crisi in Nord Africa e in Medio Oriente, come ha ricordato il primo ministro indiano Manmohan Singh, «e le conseguenze dell'immane tragedia che ha colpito il Giappone». La ripresa è dunque a rischio per la volatilità dei prezzi delle materie prime e dei generi alimentari, hanno ricordato i cinque leader dei Brics a Sanya.

Lavoreranno per arrivare al prossimo summit dei G-20 a Cannes, in novembre, con una posizione comune sui mercati dei derivati e la stabilizzazione dei prezzi delle commodities. Seconda preoccupazione, i capitali speculativi che potrebbero riversarsi su queste economie che, per contrastare l'inflazione, stanno intervenendo sui tassi di interesse ora superiori a quelli dei Paesi occidentali. «Invitiamo a una maggiore attenzione su questo rischio», è scritto nella dichiarazione congiunta dei Brics, senza scendere di più nel dettaglio.

Come il tema dei controlli sui capitali, anche quello della convertibilità dello yuan è rimasto dietro le quinte a Sanya. Se i Diritti speciali di prelievo utilizzati dall'Fmi potessero diventare una sorta di sostituto del dollaro, i leader dei Brics non hanno affrontato apertamente la possibilità che la valuta cinese entri nel basket che attualmente comprende dollaro, euro, yen e sterlina. E nella dichiarazione finale non si fa cenno al problema della sottovalutazione dello yuan che frena le esportazioni dei partner commerciali di Pechino. Quanto al dollaro, un passo verso la diversificazione del sistema monetario globale è stato l'accordo di principio tra le banche di sviluppo dei cinque Paesi Brics per aprire linee di credito nelle rispettive valute nazionali.

«Il nostro potenziale economico, la nostra influenza politica e le nostre prospettive di sviluppo come alleanza sono eccezionali», ha detto il presidente russo Dmitrij Medvedev dalla Cina. Uniti dalle ragioni dell'economia, i Brics vorrebbero diventare un contrappeso all'Occidente anche sul fronte politico, malgrado le grandi diversità tra loro. Dopo aver manifestato preoccupazione per il Medio Oriente e il Nord Africa, a Sanya si sono espressi all'unanimità «contro l'uso della forza», senza però fare esplicito riferimento all'intervento Nato in Libia.

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