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Questo articolo è stato pubblicato il 14 aprile 2011 alle ore 14:43.

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Giorgio Napolitano (Epa)Giorgio Napolitano (Epa)

Il giorno dopo l'approvazione del processo breve non si placano le polemiche, con l'opposizione che attacca ancora Governo e maggioranza e l'Avvenire che ritiene la legge un'occasione sprecata. Mentre il capo dello Stato, da Praga, fa sapere: «Valuterò i termini di questa questione quando saremo vicini al momento dell'approvazione definitiva in Parlamento». Il quotidiano della Cei si dice certo che «i nodi della giustizia non saranno sciolti» con «questa legge definita solo per convenzione sul "processo breve"», e che in realtà «non servirà affatto ad accorciare i tempi dei processi».

Il Governo però guarda già alla prossima tappa, quella riforma costituzionale della giustizia che proprio nel corso della giornata di ieri è stata attribuita in sede congiunta alla commissione Affari costituzionali e alla commissione Giustizia della Camera. «La questione evidente dalle votazioni di ieri è che questa maggioranza e questo Governo hanno i numeri per fare le riforme», ha sottolineato il ministro della Giustizia Alfano alla luce del risultato alla Camera sul processo breve.

Intanto, mentre prosegue la querelle sulla successione a Silvio Berlusconi, il premier riunisce i capigruppo di maggioranza di Camera e Senato per fare il punto nella coalizione e verificare l'agenda parlamentare dei prossimi mesi.


A Praga il Capo dello Stato ha parlato anche di immigrazione. Per Napolitano le ragioni che hanno indotto l'Italia a chiedere il sostegno di tutta l'Europa di fronte alle ondate di sbarchi sulle coste italiane causate dalla crisi libica cominciano a incontrare una più attenta considerazione in sede europea. Ne ha avuto un segnale questa mattina a Praga, nel corso del colloquio con il primo ministro ceco Petr Necas. «Ho apprezzato quanto mi ha detto il primo ministro Necas che - ha detto rispondendo a una domanda dei giornalisti - ha mostrato di considerare molto seriamente il problema, di vederlo come un problema non soltanto italiano. Inoltre ha espresso sincera vicinanza all'Italia».

Napolitano ha anche inaugurato la nuova stazione di Praga, che parla un po' italiano, essendo stata rinnovata da Grandi Stazioni, società del Gruppo Ferrovie dello Stato partecipata da Eurostazioni, attraverso la controllata Grandi Stazioni Ceska Republika.

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