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Questo articolo è stato pubblicato il 14 aprile 2011 alle ore 17:08.

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Il riemergere della crisi del debito greco era nell'aria e puntualmente è arrivato il nuovo massimo storico per i tassi sui titoli di stato greci dall'entrata del paese nell'eurozona. I tassi sui bond a 10 anni sono saliti oggi al 13,13% contro il 12,82% di un mese fa (a inizio gennaio erano all'11%), mentre i tassi sulle obbligazioni di minore durata, a 2 anni, sono balzati addirittura al 17,44% contro il 16,57% di ieri.

Si tratta di percentuali teoriche perché attualmente il mercato del debito della Grecia è totalmente illiquido e il paese sta facendo fronte ai propri bisogni grazie al pacchetto di aiuti da 110 miliardi di euro ottenuto lo scorso anno da Ue e Fmi. A far risalire i tassi sono state le parole del ministro delle Finanze tedesco Wolfgang Schauble secondo cui «misure supplementari» potrebbero essere individuare per trovare una soluzione al problema del debito greco. Una frase che secondo diversi commentatori apre in teoria la porta a una ristrutturazione del debito greco.

La febbre è risalita dopo l'intervista al Financial Times del ministro delle Finanze greco George Papacostantinou che ha detto che non pensa di poter tornare sul mercato nel 2012 come aveva preventivamente pensato per importi tra i 25 e i 30 miliardi di euro.

A questo ha fatto seguito il ministro delle Finanze tedesco Schaeuble, che ha messo in dubbio la sostenibilità del debito greco che verrà messo sotto osservazione a giugno dalla Ue e Bce. Se ci fossero problemi a giugno sulla sostenibilità greca allora si potrebbe ipotizzare una ristrutturazione volontaria. Ipotesi a cui fortemente si oppone la Bce che secondo le parole di Bini Smaghi ha detto che una ristrutturazione sarebbe una «catastrofe per la Grecia».

Mentre gli spread tra i titoli di Stato decennali della Grecia e quelli tedeschi hanno raggiunto il massimo storico, l'agenzia di rating Standard & Poor's riconosce che le probabilità di una ristrutturazione del debito ellenico si sono fatte più alte anche se questo non significa che l'ipotesi sia «inevitabile».

Il rating della Grecia - ha spiegato Moritz Kraemer, capo del gruppo di valutazione europeo dei debiti di S&P - «segnala chiaramente che il rischio di una eventuale ristrutturazione è cresciuto da un anno o due a questa parte». Nel caso in cui l'eventualità si verificasse S&P stima come «probabile» una sforbiciata al debito «tra il 50 e il 70%».

S&P ha abbassato il rating della Grecia di due gradini a BB- lo scorso 29 marzo. Tuttavia, ha ricordato Kraemer in un'intervista a Bloomberg television, solo «poco più di un quarto degli Stati che nell'ultimo decennio hanno raggiunto la categoria di rating BB hanno fatto default». «Non diciamo che una ristrutturazione è inevitabile» ha però sottolineato in quanto «è probabilmente troppo presto per arrivare a una conclusione di questo tipo».

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