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Questo articolo è stato pubblicato il 14 aprile 2011 alle ore 06:36.

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ROMA
Coinvolgono più di 230 imprese e ai primi di aprile sono arrivati a quota 41. È il numero dei contratti di rete e a questi nel giro di poco tempo se ne aggiungeranno altri venti. «È uno strumento interessante che spinge le imprese a collaborare sui singoli progetti, mantenendo la propria autonomia e flessibilità. I numeri lo dimostrano anche se dobbiamo fare di più», dice Emma Marcegaglia, seduta nella sala stampa di Palazzo Chigi, accanto al ministro dell'Economia, Giulio Tremonti. La novità da annunciare è che è operativa, dopo il via libera di Bruxelles, l'agevolazione fiscale a vantaggio delle aziende che attuano un contratto di rete.
«La solitudine di Confindustria come vedete è durata pochi giorni», esordisce Tremonti, riferendosi alla frase «le imprese non si sono mai sentite così sole» che la presidente di Confindustria pronuncia nel videomessaggio messo in rete, in vista delle Assise di maggio, e che nei giorni scorsi ha suscitato reazioni risentite della maggioranza.
Ma la Marcegaglia tiene alto il tiro nei confronti del governo, per ottenere risultati sulla crescita: «Gli imprenditori non si sentiranno più soli quando saranno risolti i problemi. Quando ci saranno provvedimenti a sostegno dello sviluppo e della crescita», ha detto lasciando Palazzo Chigi.
Ancora giudizio sospeso da parte di Confindustria anche sul Piano nazionale delle riforme. «Mi informo, me lo faccio spiegare e poi vi dico», ha risposto alla domanda dei cronisti. E proprio dopo la conferenza stampa sui contratti di rete, la Marcegaglia e Tremonti hanno avuto un colloquio riservato sul documento varato dal Consiglio dei ministri, che comunque sarà presentato alle parti sociali.
Tornando al contratto di rete, le agevolazioni fiscali disponibili ammontano in base alla legge a 20 milioni di euro per il 2011, e altri 14 rispettivamente per il 2012 e il 2013. Sono usufruibili da quelle aziende che stipulano di fronte al notaio un contratto di rete: gli utili destinati a questo progetto non concorrono a formare il reddito d'impresa. Il tetto del vantaggio fiscale per ogni azienda è di un milione.
«Ora serve un passo successivo affinché le reti possano avere una maggiore capacità di esportazione. Bisogna mettere in rete gli strumenti per l'internazionalizzazione», ha detto la Marcegaglia. Il ministro dello Sviluppo, Paolo Romani, ha presentato i risultati di un sondaggio realizzato tra i contratti di rete: su 21 che hanno risposto, la maggior parte ha motivato la scelta con la creazione di un marchio di rete, riduzione del prezzo di acquisto delle materie prime, più forza sui mercati internazionali. Ed ha annunciato che il modello italiano delle reti è stato inserito nella revisione dello Small business act europeo.
Confindustria, con la struttura creata ad hoc, Retimpresa, già da quasi due anni lavora per sostenere le aziende, come ha spiegato il vicepresidente per il territorio, Aldo Bonomi. Ci sono interventi per la formazione, sono stati firmati accordi con le banche e con i Confidi. Per questo, ieri alla conferenza stampa era presente anche il presidente dell'Abi, Giuseppe Mussari.
Anche le organizzazioni che fanno capo a Rete Impresa Italia, come ha detto il portavoce Giorgio Guerrini, (commercio e artigianato) hanno creato 35 contratti di rete e hanno attivato sportelli per dare informazioni alle aziende.
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La mappa dei contratti di rete

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