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Questo articolo è stato pubblicato il 14 aprile 2011 alle ore 19:05.

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Ermete Realacci, Giuliano Amato, Pierluigi Celli, Adolfo UrsoErmete Realacci, Giuliano Amato, Pierluigi Celli, Adolfo Urso

La definizione, e insieme l'augurio più bello, arriva dall'ex sindaco di Roma, Walter Veltroni. «È un "Google" del lavoro intellettuale con, in aggiunta, il fatto di mettere in relazione, di favorire lo scambio tra i soggetti promotori». E se " WeThink" riuscirà a emulare anche solo un piccolo pezzetto del successo del più famoso motore di ricerca del web, allora gli ideatori potranno dirsi soddisfatti.

Una piazza virtuale per progettare idee per il futuro
ll portale, che sbarca oggi su Internet, nasce dall'iniziativa di Italiacamp, e ha il pregio di far dialogare think tank, centri studi e istituti di ricerca. Una vera e propria piazza virtuale in cui si confrontano fondazioni di diverso orientamento politico (Democratica, Farefuturo, Italiafutura, Italianieuropei, Magna Carta, Symbola) e associazioni culturali come Civita, Eccom, Federculture, Fitzcarraldo, Fondazione Rosselli, con il supporto tecnico-scientifico di Svimez. «Tutto nasce - spiega Pierluigi Celli, direttore generale dell'Università Luiss e che, insieme al sottosegretario Gianni Letta, presiede ItaliaCamp - da un gruppo di studenti neolaureati che hanno creato una rete con altri 52 atenei italiani e 9 stranieri per cominciare a ragionare sul loro disagio e per capire che cosa avrebbero potuto fare di diverso e di meglio per il Paese in cui si muovono».

Un tassello di un percorso più ampio
Da questa spinta è arrivata così l'associazione, nata un anno fa, e soprattutto un concorso, "La tua idea per il Paese", con l'obiettivo di selezionare dieci progetti, dalla ricerca alla politica, dall'economia alla cultura, che saranno poi tradotti in azioni concrete. E WeThink è dunque un tassello di un percorso più ampio e insegue un traguardo ambizioso: svecchiare questo paese, abbattendo gli steccati intergenerazionali e favorendo la circolazione delle buone idee. Che, avverte l'ex premier Giuliano Amato , padrone di casa in questa bella sala della storica Enciclopedia Treccani da lui guidata, «non mancano certo nel nostro Paese che però è vittima dello "shortermismo"», dell'assenza cioè di uno sguardo lungo, ma anche dell'incapacità «di far sì che le idee diventino protagoniste del dibattito pubblico». Amato non risparmia bacchettate nemmeno alla politica che, rimarca con estrema franchezza, «è stata inventata per fare accettare sacrifici presenti in nome di migliori condizioni future». E, invece, ha il respiro corto ed è bloccata dall'assenza di ricambio.

Ricette per uscire un paese afflitto dal presentismo e dal localismo
Lo riconosce anche l'ex viceministro Adolfo Urso che spinge lo sguardo verso le rivoluzioni del Nord-Africa e l'emergenza immigrazione. «Bisogna abbattere gli steccati tra garantiti e non garantiti che poi coincidono con la frattura tra vecchi e giovani e dobbiamo liberarci dalle trappole del presentismo e del localismo perché solo così saremo in grado di guardare alle nuove sfide e a quei migranti che scelgono il nostro Paese». Le ricette da cui partire sono ben chiare a tutti: la riforma del welfare così come la riorganizzazione del mercato del lavoro, ma anche un ripensamento del sistema fiscale introducendo, suggerisce Veltroni, «una variabile generazionale perché ormai è chiaro a tutti che questo non è un paese per vecchi, né per giovani né per la mezza età, è un paese senza». E questa agorà virtuale, scandisce infine Ermete Realacci, «dovrà servire a valorizzare i talenti di questo Paese».

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