Storia dell'articolo

Chiudi

Questo articolo è stato pubblicato il 15 aprile 2011 alle ore 06:38.

My24


FRANCOFORTE. Dal nostro corrispondente
Entro giugno il governo tedesco vuole presentare un nuovo piano energetico. Nel frattempo sta soppesando i pro e i contro di un abbandono del nucleare sulla scia dell'incidente di Fukushima. La classe politica è alla ricerca di una soluzione e di una tempistica che siano al tempo stesso praticabili economicamente e accettabili politicamente.
In un documento preliminare fatto circolare questa settimana, i ministeri dell'Ambiente e dell'Economia hanno cercato di immaginare come la Germania potrebbe fare a meno dei suoi 17 impianti atomici in tempi relativamente brevi. Emerge che in questa eventualità l'energia eolica e le centrali a gas dovrebbero assumere un ruolo preponderante.
Nel rapporto il governo democristiano-liberale mette l'accento sulla necessità di costruire nuove reti elettriche per trasportare l'energia prodotta da mulini a vento e pannelli solari, di introdurre nuovi incentivi economici per la realizzazione di edifici ecologici, e di chiedere alla banca pubblica KfW di offrire prestiti agli investitori specializzati in energie rinnovabili.
Sulla scia del dramma giapponese, il cancelliere Angela Merkel ha deciso di sospendere la decisione di allungare di dieci anni, fino al 2030, la vita degli impianti atomici del paese. L'Esecutivo si è dato tre mesi per valutare la sicurezza delle centrali e mettere a punto un nuovo piano energetico, che comporti se possibile un rapido abbandono del nucleare.
La signora Merkel ha quindi costituito negli scorsi giorni anche un comitato etico che raggruppa scienziati, specialisti del settore, uomini di chiesa e filosofi. Come ha spiegato nei giorni scorsi il ministro dell'Ambiente, il democristiano Norbert Röttgen, il tentativo è di allargare il dibattito trasformando la questione in una scelta di società.
Il comitato etico dovrebbe pubblicare un proprio rapporto il 27 maggio, mentre il governo dovrebbe annunciare un nuovo piano energetico nazionale entro metà giugno. Attualmente l'energia nucleare rappresenta circa il 22% dell'elettricità prodotta in questo Paese, rispetto al 16% proveniente dalle energie rinnovabili.
Molti si chiedono se un Paese manifatturiero come la Germania possa fare a meno del nucleare. Alcuni settori produttivi - tra gli altri la meccanica, la chimica e la siderurgia - si sono detti preoccupati dai costi associati a un eventuale aumento dell'uso delle rinnovabili. Il Fraunhofer-Institut sostiene che abbandonare il nucleare richiederebbe investimenti per 245 miliardi di euro.
Dubbi ci sono anche nella classe politica. Ieri in un'intervista a Die Welt, il ministro delle Finanze Wolfgang Schäuble ha affermato: «La domanda è: come si esce dal nucleare in modo accettabile da un punto di vista economico e chi sostiene il costo di un'uscita anticipata: il contribuente o il consumatore?». Su un altro piano, critiche sono giunte anche da alcuni deputati francesi.
«La scelta è stata presa senza consultarci (...) Provocherà molti problemi a livello europeo e nei rapporti con la Francia», ha avvertito questa settimana a Berlino Philippe Marini, membro del partito Ump del presidente Nicolas Sarkozy, riferendosi alla decisione tedesca di chiudere temporaneamente sette centrali e rimettere in dubbio l'uso dell'energia nucleare.
Jean Arthuis, un ex ministro delle Finanze, ha aggiunto che la scelta di Berlino è stata presa «su un'onda emotiva». Parigi è preoccupata per due motivi: teme che le preoccupazioni tedesche contagino anche la Francia (che di centrali ne ha 58) e che la svolta verso le rinnovabili possa dare nuovo slancio alla ricerca tedesca, penalizzando le aziende francesi.
Mercoledì, intanto, il consiglio dei ministri a Berlino ha adottato un progetto di legge che regolamenterà lo stoccaggio di emissioni nocive sotto terra. Il provvedimento è d'attualità visto che secondo gli esperti governativi nel caso il nucleare fosse veramente abbandonato velocemente il testimone sarebbe preso oltre che dalle rinnovabili anche da (inquinanti) centrali a gas.
La decisione del governo tedesco sottolinea le difficoltà nel mettere a punto una politica energetica che sia al tempo stesso rispettosa dell'ambiente, sicura e per quanto possibile poco costosa. La sfida è di riuscire ad aumentare ulteriormente la percentuale di elettricità prodotta dalle fonti rinnovabili senza mettere a rischio il tessuto industriale del paese, grande consumatore di energia.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Commento a pagina 14

Shopping24

Dai nostri archivi