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Questo articolo è stato pubblicato il 15 aprile 2011 alle ore 06:39.

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LONDRA
L'immigrazione fa litigare apertamente i partner della coalizione al Governo di Londra. I liberaldemocratici non hanno gradito le parole del premier David Cameron, che in un discorso ieri aveva dichiarato che l'eccessiva immigrazione degli ultimi anni ha creato intollerabili pressioni sociali in Gran Bretagna.
L'immigrazione, secondo il leader conservatore, deve tornare ai livelli di poche decine di migliaia di persone all'anno, non centinaia di migliaia come è avvenuto negli anni di "politica della porta aperta" laburista. Troppi immigrati sono venuti a vivere in Gran Bretagna senza alcuna intenzione di integrarsi, senza neanche parlare inglese, gravando sul sistema scolastico e sanitario nazionale e alterando gli equilibri sociali «forgiati dal tempo e dalla consuetudine».
Dopo anni in cui i laburisti hanno erroneamente definito «razzista» ogni critica dell'immigrazione, secondo Cameron è ora di voltare pagina. La Gran Bretagna non vuole «l'immigrazione di massa ma solo una buona immigrazione». Vince Cable, ministro del Business, uno dei più alti esponenti liberaldemocratici, ha criticato le «parole imprudenti» di Cameron che rischiano di «alimentare le fiamme dell'estremismo».Ha sottolineato che le opinioni espresse dal premier sono dei conservatori e non dei loro partner al Governo. Il leader libdem, il vicepremier Nick Clegg, ha cercato di minimizzare dicendo che «Cameron parla ai sostenitori conservatori in vista delle elezioni» (il 5 maggio ci sono le amministrative in Inghilterra).
Il battibecco a distanza è continuato: Cameron ha respinto le accuse di Cable definendo il discorso fatto «razionale, moderato e ragionevole». La riduzione dell'immigrazione non-Ue, ha sottolineato, «è una politica della coalizione, quindi anche dei libdem». Quando avevano siglato l'accordo di Governo, i due partiti fino ad allora schierati su fronti opposti avevano trovato un fragile compromesso, impegnandosi a stabilire un limite annuo al numero di immigrati da Paesi non-Ue ma senza indicare un numero preciso.
Con grande tempismo, ieri Ipsos Mori ha diffuso i risultati di un sondaggio che rivela che il 75% degli inglesi considera l'immigrazione un problema e che il 57% è d'accordo con la politica del Governo di limitare il numero di permessi per i cittadini di Paesi non-Ue. In serata poi il tardivo tentativo di Cable di appianare il dissidio. «C'è consenso nella coalizione», ha detto il ministro. «Siamo completamente uniti sui limiti all'immigrazione».
Tra i due litiganti a godere è stato naturalmente il leader dell'opposizione, il laburista Ed Miliband, che ha sottolineato le divisioni su un tema così importante e ha detto che «è ora che il Governo si dia una regolata».
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