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Questo articolo è stato pubblicato il 15 aprile 2011 alle ore 06:39.

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PARIGI. Dal nostro corrispondente
Fino ad adesso lo Stato stratega e programmatore si era occupato della costruzione dei suoi "campioni internazionali", della messa a punto delle filiere industriali e della sicurezza energetica: il petrolio, il gas, il nucleare. Di quest'ultimo pacchetto fanno parte gruppi come Total, Edf, Gdf Suez e Areva, che nel corso del tempo è diventato il grande attore dell'energia atomica con il controllo dell'intero comparto, dall'estrazione di uranio (di cui è numero uno al mondo) fino al trattamento delle scorie e allo smantellamento delle centrali.
Ora il Governo francese fa un altro passo, con la costituzione del Comitato per i metalli strategici (Comes). L'obiettivo è garantire ai settori di punta dell'economia «un accesso di lunga durata e in condizioni competitive» alle materie prime minerali diventate indispensabili alle produzioni più avanzate, ad alto contenuto tecnologico. La lista è lunga e in continua evoluzione. Ci sono le ormai famose 17 terre rare, dagli innumerevoli utilizzi. C'è il litio, che serve soprattutto a produrre le batterie delle auto elettriche, ormai al centro dei programmi di società come Renault o Bolloré. Ci sono il niobio, il berillio e il renio, indispensabili all'industria aeronautica e quindi ad Airbus.
Grazie in particolare all'attivismo del commissario Antonio Tajani anche l'Europa si sta muovendo. Ma non necessariamente le priorità e i tempi di Bruxelles sono gli stessi di Parigi. Che quindi si dà da fare per conto suo, come peraltro la Germania.
Il Comes, che fa capo ai ministri dell'Economia Christine Lagarde e dell'Industria Eric Besson, riunisce i principali attori, pubblici e privati, coinvolti in questa nuova sfida. Sul fronte pubblico ci sono le due agenzie che si occupano di ricerche di metalli sottoterra e sotto il mare (Brgm e Ifremer). La prima sta avviando un monitoraggio di tutte le miniere, anche dismesse, per capire quali sono le potenzialità in termini di minerali "rari". La seconda ha appena scoperto un importante giacimento di minerali sulfurei al largo delle isole di Walli set Futura. Sul fronte privato ci sono le federazioni industriali dei settori più direttamente interessati, dall'aeronautica all'auto, dal navale alle telecomunicazioni. In più siedono al tavolo tre aziende che possono giocare un ruolo chiave: Areva, appunto, Rhodia (colosso della chimica) ed Eramet, società mineraria nota soprattutto per l'estrazione di nickel ma che sta diversificando nel niobio e nelle terre rare, sulla quale si allunga la mano pubblica attraverso il 25% detenuto proprio da Areva.
«Tutti sanno - spiega François Bersani, alla guida del Comes - che il 97% delle terre rare è in mano alla Cina e per esempio il 90% del niobio è controllato dal Brasile. Meno noto è che in Cina c'è soltanto il 35% delle riserve stimate di terre rare, non così rare come si dice abitualmente. Il problema è che fino a poco tempo fa molti di questi minerali non erano ritenuti strategici e la loro estrazione non era redditizia. Il basso costo del lavoro e forse una maggiore visione hanno fatto della Cina un quasi monopolista. Ma ora gli Stati Uniti stanno riattivando la mega-miniera di Mountain Pass, l'Australia sta per avviare l'estrazione in un giacimento importante e molti progetti si stanno concretizzando un po' dappertutto. È importante entrare in gioco nel momento giusto, per assicurarsi le forniture. Non è certo il caso di resuscitare la centrale d'acquisti pubblica dei metalli che la Francia aveva negli anni 50, ma forse qualcosa del genere potrebbero fare i privati unendo le loro forze, magari con un intervento dello Stato che può esprimersi sotto mille forme».
«Questo - aggiunge Bersani - è però solo un aspetto. Dobbiamo capire quali sono i bisogni reali. Grazie alla ricerca individuare possibili sostituzioni di metalli rari con altri. Utilizzare le formidabili potenzialità del riciclaggio. L'importante è garantire alla Francia la sicurezza nelle forniture dei metalli di importanza strategica. In qualunque modo. Gli strumenti non mancano».
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