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Questo articolo è stato pubblicato il 15 aprile 2011 alle ore 21:16.

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La Corte di Assise di Torino ha riconosciuto l'omicidio volontario con dolo eventuale per i sette morti del rogo alla Thyssenkrupp. L'amministratore delegato dell'azienda, Herald Espenhahn, è stato condannato a 16 anni e mezzo di reclusione. Gli altri cinque dirigenti sono stati condannati per cooperazione in omicidio colposo. La pena è di 13 anni e mezzo per Marco Pucci, Gerald Priegnitz, Raffaele Salerno e Cosimo Cafueri; a dieci anni e dieci mesi di reclusione è stato condannato Daniele Moroni.

Le vittime
A causa del rogo del dicembre 2007 hanno perso la vita Giuseppe Demasi, Angelo Laurino, Roberto Scola, Rosario Rodinò, Rocco Marzo, Bruno Santino, Antonio Schiavone, e le foto dei 7 operai sono esposte all'ingresso del palazzo di Giustizia dove da stamattina c'è stato un presidio di sindacalisti ed ex dipendenti della Thyssen per attendere il verdetto.

In aula anche Caselli
Nella maxiaula 1 di Palazzo di giustizia è presente anche il procuratore capo di Torino, Giancarlo Caselli. Oltre ai rappresentanti delle parti e ai parenti delle vittime - che hanno seguito ogni udienza con le foto dei loro cari scomparsi sui banchi - sono presenti molti giornalisti, fotografi e telecamere e anche i posti destinati al pubblico sono completamente occupati. Caselli siede accanto ai rappresentanti della pubblica accusa. Assenti gli imputati.

Gli imputati
Sei gli imputati
per il rogo che si sviluppò la notte del 6 dicembre 2007 alla linea 5 dello stabilimento delle acciaierie ThyssenKrupp di corso Regina Margherita A Torino. I pm Raffaele Guariniello, Laura Longo e Francesca Traverso, hanno chiesto la condanna a 16 anni e mezzo per omicidio doloso (con dolo eventuale) per l'amministratore delegato Harald Espenhan; 13 anni e mezzo per gli imputati Cosimo Cafueri, responsabile della sicurezza; Giuseppe Salerno, responsabile dello stabilmento torinese; Gerald Priegnitz, membro del comitato esecutivo dell'azienda, assieme a Marco Pucci, e a 9 anni per Daniele Moroni, accusato di omicidio e incendio colposi (con colpa cosciente) e omissione delle cautele antinfortunistiche.

Le altre richieste dell'accusa
È la prima volta che in un processo per morti sul lavoro vengono chieste pene così alte. Per la multinazionale, l'accusa ha chiesto il pagamento di una sanzione di 1,5 milioni di euro, l'esclusione da agevolazioni e sussidi per un anno, la revoca di quelli già concessi, il divieto di pubblicizzare i propri beni per un anno e la pubblicazione della sentenza sui maggiori quotidiani internazionali.

Una sentenza molto attesa
Il processo è stato molto seguito non solo dalla cittadinanza, all'udienza in cui si svolse la requisitoria finale di Guariniello con le richieste di condanna in aula c'erano anche i parenti delle vittime di altre stragi: quelli della Eternit, il cui processo si svolge sempre a Torino; ma anche i parenti delle vittime della strage ferroviaria di Viareggio del 29 giugno 2009.

Accolta la tesi dell'accusa
La tesi dell'accusa è che l'ad di Thyssen Espenhahn abbia posticipato i lavori per la messa in sicurezza delle linee dello stabilimento di Torino a una data successiva, alla chiusura dello stabilimento, già decisa, accettando così di correre il rischio di eventuali incidenti o incendi mortali. Un rischio che, per i pm, era quasi inevitabile, visto che persino le opere di manutenzione ordinaria erano venute meno, (gli estintori scarichi o mal funzionanti, le visite degli ispettori dell'Asl annunciate).
Per i pm la prova di tutto ciò è nelle carte sequestrate negli uffici della Thyssen, sia a Torino che a Terni, e ha determinato la formulazione del capo d'imputazione di omicidio volontario con dolo eventuale per Espenhahn: un reato per il quale la pena può arrivare a 21 anni, mentre la procura ne ha chiesti 16 e mezzo, in considerazione di quello che Guariniello ha definito «un non pessimo comportamento processuale» dell'imputato, ascoltato in aula nel corso del processo. Per il legale Ezio Audisio, difensore di Espenhan, per cui ha chiesto l'assoluzione, «Espenhan non e' un cinico assassino».

Il comunicato dell'azienda
La condanna di Herald Espenhahn Nhahn in primo grado è per la Thyssenkrupp «incomprensibile e in spiegabile». Lo si legge in un comunicato diffuso dall'azienda. «Nelle sue linee guida - sottolinea la nota - il Gruppo conferma che la sicurezza sul posto di lavoro è un obiettivo aziendale di assoluta importanza, pari alla redditività e alla qualità dei prodotti, e che si deve provvedere con ogni mezzo a garantire la stessa. Una tragedia simile - conclude la Thyssenkrupp - non si dovrà ripetere mai più».

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