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Questo articolo è stato pubblicato il 17 aprile 2011 alle ore 16:00.

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CITTÀ DEL VATICANO - L'uomo desidera raggiungere le altezze di Dio, «essere come Dio». L'umanità, riflette il Papa, ha realizzato tante cose: «siamo in grado di volare. Possiamo vederci, ascoltarci e parlarci da un capo all'altro del mondo.

E tuttavia, la forza di gravità che ci tira in basso è potente. Insieme con le nostre capacità non è cresciuto soltanto il bene. Anche le possibilità del male sono aumentate e si pongono come tempeste minacciose sopra la storia». E non sempre le «grandi conquiste della tecnica ci rendono liberi e sono elementi del progresso dell'umanità. Anche i nostri limiti sono rimasti: basti pensare alle catastrofi che in questi mesi hanno afflitto e continuano ad affliggere l'umanità». Questa la riflessione che Benedetto XVI ha proposto a oltre 40 mila fedeli radunati in piazza San Pietro per la messa cosiddetta delle Palme, che ricorda l'ingresso in Gerusalemme di Gesù, acclamato dal popolo, e apre i riti della Settimana santa della chiesa cattolica.

Il rito solenne si è aperto con la processione di cardinali, vescovi, sacerdoti e fedeli con in mano ramoscelli d'ulivo, mentre Benedetto XVI ha fatto il suo ingresso in piazza a bordo della papamobile, avvolto in paramenti rosso-dorati, benedicendo la folla.

Durata esattamente tre ore, durante la quale un afflusso ininterrotto di fedeli ha portato a 100 mila presenze, la liturgia della domenca delle palme celebrata da Benedetto XVI in piazza San Pietro si è trasformata alla fine in un momento di festa collettiva per l'84esimo compleanno del Papa. Fuori programma, infatti, al termine del rito, il coro della diocesi di Roma, diretto dal grande compositore mons.

Marco Frisina, ha intonato «Tanti auguri a te». La folla si è unita con entusiasmo e sul volto del Pontefice, che era evidentemente sorpreso e notoriamente non ama che le messe siano disturbate dall'eccessivo entusiasmo dei fedeli, è comparso un sorriso.

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