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Questo articolo è stato pubblicato il 18 aprile 2011 alle ore 15:36.

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(AFP Photo)(AFP Photo)

I Veri Finlandesi, infatti, propongono di scardinare il bilinguismo esistente nel paese e di eliminare l'obbligatorietà dello studio dello svedese nelle scuole. A questo proposito, anche il ministro degli Esteri di Stoccolma, il conservatore Carl Bildt, si è detto preoccupato del risultato elettorale raggiunto dal partito di Timo Soini nel paese vicino e il settimanale svedese The Local, nei giorni scorsi, ha addirittura pubblicato un allarmato report sulle minacce che in Finlandia si stanno addensando sulla tutela della lingua svedese.

Componente di una minoranza, ma temuto da altre minoranze, Soini vive anche la contraddizione di un amore più volte proclamato per l'Irlanda, in cui ha trovato la fede cattolica, e la sua opposizione ai salvataggi all'interno dell'Unione europea, di cui proprio l'Irlanda è uno dei beneficiari. E sarà comunque proprio l'irritazione dei cittadini finlandesi verso i bail-out, che cresce e ha premiato il partito di Soini, a creare grattacapi a Bruxelles (ironia vuole che Olli Rehn, il commissario europeo per gli Affari Economici e Monetari, sia anche lui finlandese). Infatti, quale che sia il Governo che nascerà a Helsinki dopo una difficile negoziazione, quasi di sicuro esso ospiterà o i Veri Finlandesi o i Socialdemocratici, che sull'Europa hanno assunto una posizione non molto dissimile da quella di Soini e che in Parlamento hanno già votato contro i bail-out per la Grecia e l'Irlanda.

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