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Questo articolo è stato pubblicato il 18 aprile 2011 alle ore 17:40.

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Aula del Consiglio comunale di Milano (Fotogramma)Aula del Consiglio comunale di Milano (Fotogramma)

«Non intendo rinunciare alla mia candidatura». Così Roberto Lassini, l'autore dei manifesti anti-pm «Via le Br dalle Procure» apparsi nei giorni scorsi a Milano, ha confemato ancora una volta all'Ansa la sua determinazione a correre nelle liste del Pdl per le prossime elezioni comunali nonostante la censura arrivata dal sindaco Letizia Moratti e l'invito a un passo indietro del coordinatore lombardo del partito Mario Mantovani (si legga più avanti).

«Questa sera devo incontrare alcune persone - ha aggiunto Lassini - valuterò serenamente e prenderò una decisione». Il protagonista di questa ultima rovente polemica sulla giustizia, su cui si è espresso con durezza il presidente Napolitano, non ha voluto commentare la sua iscrizione nel registro degli indagati per vilipendio all'ordine giudiziario. «Sono abituato a esaminare le cose con attenzione - si è limitato a dire - non so cosa significhi questo atto: faccio l'avvocato da tanti anni, forse si tratta di un atto dovuto. Nel 1993, quando ricevetti un avviso di garanzia, mi dimisi, questa volta non intendo rinunciare alla candidatura».

Rissa verbale in consiglio comunale
La bufera sulla candidatura di Lassini nella lista del Pdl per le amministrative, autore dei manifesti anti-pm, indagato dalla procura milanese per vilipendio dell'ordine giudiziario, ha investito l'aula del consiglio comunale della città: gli esponenti del centrosinistra hanno esposto cartelli di sdegno e gridato «vergogna» e in tutta risposta dai banchi della maggioranza sono partiti gli epiteti di «buffoni».

Una bagarre che ha costretto il presidente dell'assemblea Manfredi Palmeri, candidato sindaco per il terzo polo, a sospendere due volte i lavori. All'inizio della seduta, dopo le commemorazioni di rito, i consiglieri di minoranza hanno infatti issato una bandiera tricolore e manifesti di censura per la candidatura del responsabile dei poster che accostano i pm alle Br: «Lassini sei la vergogna di Milano, solidarietà ai magistrati» e ancora «Lassini sei la vergogna di Milano, chi non lo dice è complice».

«Noi non vogliamo Lassini in consiglio comunale», ha attaccato il capogruppo del Pd Pierfrancesco Majorino, tra gli urli dei colleghi. E Basilio Rizzo, storico esponente della sinistra radicale, ha minacciato di bloccare tutte le ultime sedute fino alla fine del mandato, aggiungendo: «Il sindaco Moratti venga in aula per spiegare perchè nella lista del suo partito c'è l'autore di questi squallidi manifesti: ne va della dignità di questa aula».

La questione della lista del Pdl
Gli occhi restano quindi puntati sul protagonista della vicenda: essendo, infatti, la lista già chiusa e depositata, soltanto lo stesso Lassini potrebbe rinunciare alla propria candidatura gettando così acqua sul fuoco. Il primo cittadino già ieri aveva chiesto la sua autosospensione e l'orientamento che risulterebbe emergere all'interno dello stesso Pdl sarebbe quello di un ritiro della candidatura. Il sindaco, di sponda con il vicepresidente della Camera. Maurizio Lupi, ha avviato un pressing sul coordinatore lombardo del Pdl. Mario Mantovani.

La condanna di Letizia Moratti
A quanto si è appreso nel corso di una riunione politica nella sua abitazione milanese il primo cittadino avrebbe prospettato a Mantovani l'intenzione di firmare una lettera di dissociazione dalla candidatura di Lassini nel caso non ci fosse stato un suo passo indietro dalla corsa elettorale a Milano. A sostenere Letizia Moratti si sarebbe speso in prima persona anche lo stesso Lupi che avrebbe rinnovato la sua condanna sui manifesti già dichiarata pubblicamente ieri a margine della convention nel capoluogo lombardo con il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi.
Visto che le liste sono già state depositate, l'unica strada percorribile per placare la bufera sarebbe la rinuncia di Lassini alla propria candidatura.

Lassini, presidente dell' associazione Dalla parte della Democrazia, è indagato con altre due persone per vilipendio dell'ordine giudiziario dalla procura milanese in relazione ai manifesti con la scritta "Via le Br dalle procure". L'intervista di Lassini di domenica al Giornale è stata acquisita agli atti delle indagini.

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