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Questo articolo è stato pubblicato il 21 aprile 2011 alle ore 12:56.

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A Misurata, città simbolo della rivolta anti-Gheddafi, sono stati uccisi ieri da un colpo di mortaio due fotoreporter di guerra, il britannico Tim Hetherington e l'americano Chris Hondros, oltre a sette libici e a un dottore ucraino. Stasera il National Geographic Channel (canale 403 di Sky) ricorda Hetherington trasmettendo il suo ultimo lavoro, il documentario Restrepo, Inferno in Afghanistan, scritto e diretto con il giornalista Sebastian Junger, vincitore del Grand Jury Prize per il miglior documentario all'ultima edizione del Sundance Film Festival e candidato agli Oscar 2011 di cui vi mostriamo un estratto.

Il documentario. Restrepo offre un accesso esclusivo alla vita delle truppe americane stanziate in Afghanistan. La cronaca delle vicende degli uomini del secondo plotone della 173esima brigata aviotrasportata, che nel 2007 venne schierato per 15 mesi nella valle di Korengal in Afghanistan. Il loro avamposto si chiamava Restrepo, in onore del loro medico, Juan Restrepo, ucciso in missione. Senza acqua corrente, comunicazioni telefoniche e internet, talvolta privo di elettricità e riscaldamento, ma gremito di munizioni e sacchetti di sabbia, l'avamposto veniva attaccato anche tre o quattro volte al giorno.

Cronisti embedded. «La vita dei soldati – spiegarono Tim Hetherington e Sebastian Junger – era la nostra vita. Non ci siamo seduti con le loro famiglie, non abbiamo intervistato gli afghani, non ci siamo soffermati sugli aspetti geopolitici. I soldati stanno vivendo, combattendo e morendo in remoti avamposti in Afghanistan in condizioni che pochi americani a casa possono immaginare. È fondamentale comprendere la loro esperienza, al di là delle personali opinioni politiche. Le opinioni possono essere un modo per evitare di guardare la realtà. Questa, invece, è la realtà».

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