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Questo articolo è stato pubblicato il 22 aprile 2011 alle ore 21:40.

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Per l'operazione di riciclaggio internazionale che nel febbraio dello scorso anno arrivò a coinvolgere anche le società Fastweb e Telecom Italia Sparkle sono arrivate le prime condanne. Il gup del tribunale di Roma, Zaira Secchi, ha stabilito la penale responsabilità di 17 imputati. Il giudice, dopo una camera di consiglio di oltre 10 ore, ha accolto le proposte di patteggiamento avanzate da tutti gli imputati tranne che per l'ex senatore Nicola Paolo Di Girolamo, e ha condannato altre 6 persone che avevano chiesto di essere giudicate con il rito abbreviato e, infine, ha fatto cadere le accuse nei confronti di altri due.

Per l'ex dipendente della Divisione Wholesale e poi della Divisione Marketing di Fastweb Giuseppe Crudele e il broker Marco Toseroni il giudice ha emesso una pena a 5 anni di reclusione. Diversi i reati contestati a vario titolo: associazione per delinquere transnazionale finalizzata all'evasione fiscale, riciclaggio transnazionale aggravato, dichiarazione infedele mediante l'uso di fatture per operazioni inesistenti.

Per Di Girolamo, che ha restituito anche quattro milioni e 700mila euro, il giudice Secchi non ha ritenuto congrua la pena a 5 anni di reclusione per cui c'era stato l'accordo con la Procura e disposto l'invio degli atti davanti ad altro gup. Il collegio difensivo di Di Girolamo, guidato dall'avvocato Pierpaolo Dell'Anno, quasi certamente davanti al gup Battistini, il 23 maggio prossimo, chiederà il rito abbreviato. Secondo quanto si è appreso a piazzale Clodio, inoltre, l'intesa con la Procura, resta comunque per la condanna a 5 anni. Per Antonio Ferreri, anche lui amministratore di due società che secondo l'accusa emettevano fatture per operazioni inesistenti legate alla commercializzazione di schede prepagate denominate "phuncards", il gup ha emesso una condanna a 4 anni e 8 mesi. Per Augusto Murri la pena è stata a cinque anni.

Hanno patteggiato la pena anche l'ex amministratore della "Planetarium srl" Dario Panozzo (per aver emesso fatture nei confronti di Fastweb e Tis per operazioni inesistenti). Per lui la condanna è a 4 anni e 4 mesi di reclusione. Poi ci sono i 4 anni, per impiego di denaro di provenienza illecita, attribuiti al gemmologo Massimo Massoli. Tra le sentenze emesse in abbreviato si segnala quella di Marco Iannilli (ad un anno e 6 mesi). Secondo l'iniziale capo di imputazione il manager assieme a Roberto Macori (che ha preso 6 anni) e all'imprenditore napoletano Gennaro Mokbel (attualmente sotto processo davanti al tribunale con altre 25 persone tra cui il fondatore di Fastweb, Silvio Scaglia), avrebbe favorito l'associazione mafiosa legata alla cosca degli Arena di Isola Capo Rizzuto, organizzazione che avrebbe avuto un ruolo deciso nella elezione di Di Girolamo a parlamentare con i voti degli immigrati calabresi residenti nel distretto di Stoccarda e Francoforte.

Iannilli dopo l'arresto ha collaborato con gli inquirenti. Le sue dichiarazioni sono entrate anche nell'inchiesta all'affare Digint, per il quale l'ex consulente esterno di Finmeccanica, Lorenzo Cola, raggiunto pochi giorni fa da un'ordinanza di misura cautelare ai domiciliari per accertamenti su alcuni appalti dell'Enav, ha già patteggiato una pena a tre anni e quattro mesi di reclusione, con la restituzione al fisco di tre milioni di euro.

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