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Questo articolo è stato pubblicato il 22 aprile 2011 alle ore 16:55.

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Sarebbero 112 le persone uccise ieri dalle forze di sicurezza in Siria, tra cui anche una bimba di quattro anni e un bambino di 12, secondo i siti di attivisti e dissidenti, che forniscono la lista completa dei «martiri» e il luogo della loro uccisione.

Le forze di sicurezza hanno aperto il fuoco per disperdere i dimostranti ostili al regime, hanno indicato testimoni e militanti dei diritti umani. Migliaia di persone erano scese in piazza in tutte le principale città del Paese di prima mattina, non contente delle promesse del presidente Bashar Assad che, giovedì, aveva definitivamente abrogato lo stato di emergenza, in vigore dal 1963. L'opposizione aveva comunque deciso di portare avanti la protesta del Venerdì santo, così è stata battezzata per simboleggiare l'unità di musulmani e cattolici contro il regime.

"Grande venerdi" è poi circolato sui siti e sui blog che per tutta la giornata hanno continuato ad aggiornare le vittime, in crescita esponenziale, al punto da segnare il peggior massacro dall'inizio della protesta il 15 marzo. Il regime si è limitato a dare la colpa della strage a «bande armate» a «salafiti», mentre l'agenzia ufficiale Sana si è limitata a confermare che i poliziotti avrebbero usato gas lacrimogeni e idranti «per impedire gli scontri».

Il maggior numero di morti sarebbero stati registrati nella città di Azraa, vicino a Deraa, e a Douma, un sobborgo di Damasco. Le migliaia di manifestanti si erano riversati nelle piazze dopo la preghiera con cortei a Damasco, Aleppo, Deraa, Homs, Banias, Qamishli, e in alcune province remote del Paese, gridando «Libertà» e «dignità per il popolo siriano».
Il presidente Assad nei giorni scorsi aveva revocato lo stato di emergenza introdotto 48 anni fa con l'avvento del partito baathista nel 1963, aveva abolito i tribunali speciali e approvato un terzo decreto che prevede la possibilità di «manifestare pacificamente».

Misure però subito giudicate «insufficienti» dall'opposizione, che ha continuato a chiedere maggiori libertà. In particolare i 'comitati locali sirianì hanno richiesto la fine delle torture sui prigionieri. E sembra proprio che a infiammare la protesta siano stati i segni delle percosse sui detenuti appena liberati da Assad. Tra le altre richieste anche quella di un'inchiesta indipendente sulle morti, che porti a procedimenti giudiziari per i colpevoli. Chiesta anche la riforma della Costituzione, con un limite di due mandati per la presidenza, e la liberazione di tutti i prigionieri politici.

Barack Obama ha condannato come «vergognoso» l'uso della violenza contro i manifestanti in Siria, dopo le proteste del Venerdì santo in cui ci sono stati un'ottantina di morti. Il presidente americano ha definito «non seria» la revoca dello stato d'emergenza annunciata giovedì da Bashar Assad. «Gli Stati Uniti condannano nei termini più forti possibili l'uso della forza sui manifestanti da parte del governo siriano», ha affermato Obama in una nota, questo vergognoso uso della violenza per placare le proteste deve cessare subito». «La revoca dopo decenni della legge di emergenza e l'impegno a consentire pacifiche manifestazioni non erano seri alla luce della repressioni», ha aggiunto il titolare della Casa Bianca.

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