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Questo articolo è stato pubblicato il 25 aprile 2011 alle ore 08:52.

Arrestato il cassiere del clan dei Casalesi, inserito nell'elenco del Viminale dei 100 latitanti più pericolosi. L'arresto di Vincenzo Schiavone, classe 1974, è stato effettuato dalla Polizia a Sant'Angelo dei Lombardi, in provincia di Avellino. L'operazione, avvenuta nella notte di Pasqua, è stata coordinata dal Servizio centrale operativo (Sco) ed eseguita dagli uomini della squadra mobile di Avellino e del commissariato di Sant'Angelo dei Lombardi. Ora l'uomo si trova nel carcere di Secondigliano. «Grande soddisfazione per l'arresto di Schiavone - ha commentato il ministro Maroni - che rappresenta un'altra grande affermazione dello Stato contro la camorra. Con la cattura del suo cassiere, il clan dei Casalesi è sempre più debole perché viene colpito al cuore dei propri interessi patrimoniali».
L'uomo era in una clinica
Schiavone era ricoverato in una clinica dove era in cura per un tumore. Quando c'è stata l'irruzione della polizia, l'uomo era in camera, non ha opposto resistenza e non ha commentato l'arresto. Gli investigatori stanno vagliando se vi siano persone che abbiano favorito la sua latitanza. Alla cattura di Schiavone si è giunti dopo una serie di servizi di osservazione, ma senza intercettazioni telefoniche. Secondo quanto ricostruito dagli inquirenti, Schiavone si trovava nella clinica da almeno quattro giorni, ma si sta ancora lavorando per capire dove si sia nascosto in questi quattro anni di latitanza.
Ricercato dal 2008
Schiavone era ricercato dall'ottobre del 2008, quando era sfuggito all'esecuzione di un'ordinanza di custodia cautelare in carcere. È ritenuto non soltanto un killer del gruppo, ma anche contabile ed organizzatore delle estorsioni per conto del clan dei casalesi, gruppo che fa capo al boss ergastolano Francesco Schiavone detto Sandokan. Nel 2008, quando riuscì a sfuggire alla cattura, la polizia sequestrò il suo computer nel quale era annotata l'intera contabilità del clan, compresi i nomi di tutti gli imprenditori e commercianti che venivano sottoposti a taglieggiamento.
Il fatturato del clan è di 300mila euro mensili
È stato calcolato che il fatturato mensile del clan gestito da Schiavone si aggirava intorno ai 300mila euro mensili. Vincenzo Schiavone è soprannominato «o copertone», per la sua abitudine di "firmare" gli omicidi, dando fuoco al cadavere della vittima, accanto al quale ammassa copertoni d'auto. I principali capi d'imputazione per lui sono associazione a delinquere di stampo mafioso, estorsione pluriaggravata, ricettazione, porto e detenzione illegale di armi da fuoco.
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