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Questo articolo è stato pubblicato il 25 aprile 2011 alle ore 21:33.

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Se la decisione dell'Italia di partecipare a raid mirati contro obiettivi militari in Libia annunciata nella serata del lunedì di Pasqua dal Governo aprirà una frattura vera tra Lega e Pdl è ancora presto per dirlo. Ma l'irritazione del Carroccio, che emerge dalle dichiarazioni a caldo di Roberto Calderoli («i bombardamenti? Non avranno mai il mio voto») offre subito all'opposizione l'occasione per cavalcare le contraddizioni all'interno della maggioranza.

Bocchino: così Calderoli apre la crisi di governo
Lo fa subito il vicepresidente di Fli, Italo Bocchino. «La dichiarazione di Calderoli apre di fatto la crisi di governo. A questo punto è opportuno un immediato dibattito parlamentare sull'intervento in Libia». Calderoli però esclude una crisi ma annuncia battaglia. «Nessuna crisi, noi facciamo la nostra battaglia convinti di essere nel giusto. Quando un governo decide deve decidere in maniera collegiale». La Lega, aggiunge il ministro, «è contraria a qualsiasi intervento con l'uso della forza in Libia che possa coinvolgere dei civili. L'Italia ha già fatto quello che doveva fare, senza avere nulla in cambio sul fronte della immigrazione».

Dopo Calderoli il no di Castelli: Lega non voterà i bombardamenti
All'annuncio di Calderoli segue peròa stretto giro un'altra presa di distanza in casa del Carroccio, quella del viceministro Roberto Castelli. «Sostengo nel modo più convinto le dichiarazioni del ministro Calderoli - afferma -. Innanzitutto per la politica che la Lega ha sempre portato avanti coerentemente sulle azioni di guerra in Paesi limitrofi. Ma anche perché, nel caso specifico, appare sempre più evidente che, almeno da parte di alcuni Paesi alleati, il vero obiettivo è quello di abbattere un regime per sostenerne un altro dalla natura incerta, e non certo quello di proteggere la popolazione civile. Tutto ciò in assoluto contrasto con le risoluzioni Onu».

Il Pd: c'è nostro assenso se siamo dentro risoluzione Onu
Insomma, la maggioranza si spacca sull'annuncio di Palazzo Chigi, mentre i democratici chiariscono subito, per bocca della capogruppo di Palazzo Madama, Anna Finocchiaro, che «se verranno confermati i confini della risoluzione 1973 dell'Onu il Pd non farà mancare il suo
assenso». Dall'ex ministro, Beppe Fioroni, arriva invece la richiesta di un cambio di passo. «Più che di bombe - spiega - serve un ritorno a una seria politica estera. Mi auguro che il ministro degli Esteri e il presidente del Consiglio vengano presto a riferire in Parlamento perché è lì che le decisioni si assumono». Più critica l'Italia dei Valori che accusa il governo di «aver mentito agli italiani». «Avevano detto - attacca il capogruppo dei dipietristi a Montecitorio, Massimo Donadi - che non avrebbero mai bombardato e invece hanno cambiato idea».

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