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Questo articolo è stato pubblicato il 27 aprile 2011 alle ore 09:19.

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Quello di ieri tra Italia e Francia non era un vertice bilaterale classico, con l'intera delegazione di governo da una parte e dall'altra. Non di meno colpisce l'assenza totale del dossier Torino-Lione, che in più di un'occasione, negli anni passati, è stato uno dei piatti più ricchi di questo genere di incontri. Non mancano, per altro, le occasioni e i temi di confronto sull'infrastruttura che dovrebbe portare alla realizzazione del nuovo tunnel del Frejus: da mesi infatti la commissione intergovernativa e i tavoli tecnici tra i due Paesi lavorano a un riequilibrio del piano finanziario richiesto dall'Italia.

Un accordo sottoscritto il 5 maggio 2004 proprio da Berlusconi e dall'allora ministro delle Infrastrutture, Pietro Lunardi, con il premier francese Jean Pierre Raffarin e il ministro Gilles de Robien, aveva previsto – per rilanciare l'opera impantanata e vincere le resistenze transalpine – che l'Italia si accollasse il 63% del costo della tratta comune internazionale contro il 37% dei francesi. Allora quel costo era 6,7 miliardi, l'Italia se ne sarebbe accollati 4,2 contro i 2,5 dei francesi. Oggi viaggia oltre i nove e il Tesoro italiano non ha disponibilità per coprire quel costo. Da qui la richiesta italiana di tornare alla divisione tradizionale 50-50.

In una videoconferenza dello scorso febbraio tra il ministro Matteoli e il sottosegretario ai trasporti Mariani, è stata ribadita la volontà delle due parti di andare avanti. I francesi, però, non sono disponibili a rivedere l'accordo sul finanziamento e ripropongono, semmai, la «fasizzazione» che già in passato costituiva la roccaforte transalpina: se lo sforzo finanziario è eccessivo, si divida il lavoro in più fasi, cominciando con il finanziare e il realizzare solo una delle due canne del traforo. L'Italia si è sempre opposta a questa posizione, considerandola un diversivo per rallentare l'opera. La trattativa va avanti, ma uno sbocco è difficile da immaginare.

Sul versante italiano intanto si prova ad andare faticosamente avanti. Ieri è iniziata alla Prefettura di Torino la maratona dei sindaci dei Comuni interessati all'opera, una quindicina, per una primo esame del progetto preliminare della tratta nazionale presentata da Rfi il 28 marzo, in vista della Conferenza dei servizi indetta dalla Regione Piemonte il 27 maggio quando i sindaci potranno avanzare le loro osservazioni formali.

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