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Questo articolo è stato pubblicato il 27 aprile 2011 alle ore 19:31.

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Matteo SalviniMatteo Salvini

Dopo Edison-Parmalat infuria la polemica sulla Libia. Tra le condizioni per far rientrare lo scontro la Lega torna a battere il chiodo su una delle sue idee originarie: portare l'autorità di controllo della Borsa - la Consob - a Milano. Oltre ai ministeri e alla Rai. Richiesta ribadita da Matteo Salvini (promesso vicesindaco della Moratti in caso di vittoria alle amministrative) eurodeputato e capogruppo del Carroccio a Palazzo Marino. «I documenti sono già stati depositati in Parlamento», ha sottolineato Salvini.

Scontate le risposte. Dal Pdl ribadisce la sua contrarietà la presidente della Regione Lazio, Renata Polverini. E anche dall'opposizione si alzano voci contrarie. «La richiesta di uno spostamento è frutto delle difficoltà della Lega che si sta vendendo l'anima su un patto di potere e deve galvanizzare i tifosi», dice il presidente della Provincia di Roma Nicola Zingaretti. Francesco Pasquali, capogruppo di Fli alla Regione Lazio parla di «ossessione anti romana» del Carroccio. «Mi fa sorridere il fatto che una progetto tanto dispendioso venga dal partito del ministro Tremonti, tanto attento ad evitare sprechi e spese non necessarie» dice Alessandro Onorato, capogruppo Udc in Campidoglio.

Tra Lega e Pdl si sono riaccese le tensioni anche nel capoluogo lombardo, per merito sempre di Matteo Salvini, che agli alleati di governo chiede due impegni: ammettere gli errori della prima giunta Moratti e venire a Milano per parlare della città e non di tribunali o Br. Per essere ancora più chiari: «Il centrodestra non usi Milano per battaglie politiche che poco hanno a che fare con Baggio o Quarto Oggiaro», ha detto Salvini. Domani parte la prima festa nazionale della Lega lombarda movimento giovani padani della Lombardia: in tre giorni arriveranno a Milano Maroni, Bossi e Calderoli. E ci sarà anche la sindaca Letizia Moratti.

Il richiamo di Salvini non piace agli alleati. «Non serve un maestrino che ci faccia da correttore di bozze», ribatte il vicesindaco Riccardo De Corato. Mentre Carlo Fidanza, eurodeputato e vice coordinatore regionale del Pdl invita «gli amici della Lega a smetterla con i distinguo e a concentrare le loro critiche su Pisapia e Palmeri anziché fare la campagna elettorale ai danni del Pdl e prendendo le distanze a giorni alterni dalla Moratti».

La sindaca intanto esce allo scoperto contro il candidato del Terzo polo
Manfredi Palmeri, rinfacciandogli l'incoerenza, dal momento che fino a pochi mesi fa era organico al centrodestra. E polemizza in particolare sulla decisione di Palmeri di spostarsi nelle ultime settimane di campagna elettorale con una sedia vuota, a testimonianza dell'indisponibilità del sindaco a un confronto pubblico con i candidati. Palmeri scommette sul peso del Terzo polo a Milano: tra il 10 e il 15 per cento. «Siamo in crescita - annuncia - e non abbiamo ancora raggiunto tutti i milanesi con il nostro messaggio. C'é molta indecisione e astensionismo, su questo punto molto».

Dall'opposizione Pier Luigi Bersani presenta a Roma i candidati del centrosinistra per le amministrative e attacca il Carroccio: «La spada di Alberto da Giussano è dritta a Radio Padania, ma quando arriva a Roma si flette davanti a Berlusconi». Il segretario del Pd ha riunito al residence di Ripetta tutti i candidati dei Democratici per le amministrative: da Fassino a Pisapia, fino a Marcone. Parola d'ordine: «no alle spallate», sì a lanciare un segnale «forte e chiaro» per rimettere al centro della politica la vera «agenda del paese»: il lavoro, il sociale, i giovani. Berlusconi, ha detto Bersani «vuole trasformare le amministrative in un test nazionale» ma «noi non cadremo nella trappola di tramutare il voto in un referendum pro o contro Berlusconi». E apre a una «larga coalizione di centrosinistra, che includa anche i candidati delle liste civiche al di là delle provenienze, andando oltre il recinto del centrosinistra, perchè a contare sono le persone e le idee».

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