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Questo articolo è stato pubblicato il 29 aprile 2011 alle ore 16:02.

Mentre i politici e i generali egiziani fanno i calcoli per rimanere al potere, i commercianti e le agenzie di pubblicità fanno i conti con le opportunità economiche che la commercializzazione della rivoluzione e dell'orgoglio di essere egiziano offrono.
Dopo essere stato il centro di aggregazione dei giovani rivoluzionari, piazza Tahrir sta diventando un polo d'attrazione per i turisti internazionali. Il business del turismo sta già infatti speculando sulla location simbolo della rivoluzione del 25 gennaio. Il ministero del turismo si è affidato alla recentissima campagna "Egypt is Safe" (L'Egitto è incolume), promossa originariamente da un gruppo di volontari, per attrarre nuovi turisti nel paese e in particolare al Cairo. Alle piramidi? Anche. Al museo Egizi? Certo. Ma soprattutto a piazza Tahrir.
I commercianti locali e alcune grandi aziende egiziane hanno però anticipato i grandi tour operator. Gadget a forma di piazza Tahrir, t-shirt con slogan patriottici, sticker e poster raffiguranti le immagini più suggestive della rivoluzione, poesie che inneggiano all'orgoglio di essere egiziano, ed addirittura le foto dei martiri (per la serie: far affari sulla pelle degli altri), spopolano già nei souk e nelle bancherelle del Cairo. E i prezzi sono anche cari: una t-shirt con il logo 1-25( la data simbolo della rivoluzione) è venduta a 35 pound ( circa 5 euro euro). Prima della rivoluzione, una t-shirt con le piramidi costava la metà.
I conti post rivoluzionari li fanno anche le grandi società e i loro professionisti della csr. Prima del 25 gennaio, i bassi budget del corporate social responsability delle grandi aziende egiziane venivano investiti in orfanotrofi ed ospedali. Dopo il 25 gennaio, anche il csr delle società egiziane ha cambiato obiettivi.Vodafone Egypt si è fatto promotore di una campagna per l'eradicazione dell'analfabetismo entro il 2017. La società di consulenza EMAK International Academy specializzata in IT solutions, offe 5000 corsi gratuiti di aggiornamento professionale per i giovani egiziani motivati a migliorare i loro orizzonti professionali. TBWA Egitto, in collaborazione con il branch egiziano della multinazionale tedesca Henkel, ha lanciato il progetto El Balad Baladna (Questo posto è il nostro paese), il cui scopo è di rendere l’Egitto un paese più pulito con l'ausilio di una squadra di volontari che, ogni settimana, ripulisce le strade di alcuni quartieri del Cairo. Gli strumenti per questa buona pratica, scope e prodotti disinfettanti, sono forniti da Persil e Pril, ovvero due brand di Henkel in Egitto.
All'appello della commercializzazione dello spirito rivoluzionario non mancano neppure i magazine glamour egiziani con foto di giovani brillanti e occidentalizzati sulle copertine fra cui uno degli ispiratori della rivoluzione,Wael Ghoneim, capo del settore Marketing di Google per il Medio Oriente e Nord Africa. Il guru dei social network egiziani, ha annunciato di lasciare Google per lanciare una Ngo e l'imminente pubblicazione del suo libro Revolution 2.0; un'operazione bordeline tra profit e non profit. Insomma, il nuovo Egitto, più che ad essere contesa dai Fratelli Musulmani e dai giovani laici cybernautici, sembra una fotocopia della vecchia europa capitalista nelle mani delle multinazionali pubblicitarie e del marketing.
Manca solo una campagna per il pellegrinaggio annuale a piazza Tahrir al posto della Mecca in Arabia Saudita. Questo spiega perché i sauditi gufavano contro la rivoluzione egiziana.
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