Storia dell'articolo

Chiudi

Questo articolo è stato pubblicato il 30 aprile 2011 alle ore 09:05.

My24

Umberto Bossi rompe gli indugi: «Abbiamo presentato una mozione in cui, tra le altre cose, si chiede di stabilire la data in cui terminano le ostilità». L'annuncio arriva dal palco allestito per la festa dei giovani padani a Milano. Poco dopo Berlusconi conferma: «Stiamo superando le difficoltà con la Lega, la maggioranza non corre rischi». Il ping pong a distanza tra il premier e il Senatur è il risultato di una trattiva partorita solo nelle ultime ore.

Bossi ricuce lo strappo ma pone i suoi «sei» paletti. Nella mozione si chiede al governo: di fissare «un termine temporale certo» per il cessate il fuoco, di dar vita «immediatamente» a una iniziativa diplomatica, di escludere qualunque partecipazione «ad azioni di terra», di garantire che la copertura delle operazioni non avvenga attraverso un aumento della pressione fiscale, di intraprendere ogni inizativa finalizzata a superare le «criticità» prodotte dalla dichiarazione di illegittimità del reato di clandestinità da parte della Ue, coinvolgendo tutti i paesi alleati per fronteggiare l'emergenza profughi e il contrasto all'immigrazione irregolare.

Il Pdl a questo punto convergerà sulla mozione del Carroccio, scongiurando il rischio di una spaccatura della maggioranza in occasione del voto sulle mozioni di Pd e Idv, già calendarizzate per martedì. La Lega potrà così far valere di aver portato il partito del premier sulle sue posizioni ma Berlusconi in cambio obbliga Bossi a mettere fine ai minacciosi avvertimenti delle ultime ore.

L'iniziativa del Carroccio arriva infatti al termine di una giornata in cui la tensione non sembrava affatto destinata a scemare. «Può succedere di tutto», aveva avvertito il Senatur. Al riparo di taccuini e telecamere la diplomazia però era al lavoro. Lo scetticismo pubblico dei Lumbard («A oggi non vedo vie d'uscita», aveva detto Calderoli nel primo pomeriggio») confliggeva con l'ottimismo manifestato dal Cavaliere, rimasto ieri a Palazzo Grazioli.

Decisivo il ruolo del Capo dello Stato. «Umberto non può rompere con Napolitano», ha ripetuto il premier a chi preoccupato si informava sulla situazione. La salita al Colle in mattinata di Giangarlo Giorgetti, potente colonnello dei lumbard a cui Bossi affida le missioni più delicate, ne è stata la conferma. Subito dopo il colloquio con Napolitano Giorgetti è infatti volato a Milano per trovare con lo stato maggiore della Lega la soluzione.

Berlusconi nel frattempo è rimasto in attesa. Il premier sarebbe dovuto intervenire con una telefonata a una manifestazione elettorale del Pdl a Gubbio intorno alle 21 ma comincia a parlare un'ora dopo: giusto il tempo per leggere sulle agenzie le concilianti dichiarazioni di Bossi. «La Lega - ha confermato Berlusconi - sta preparando una mozione per quanto riguarda il nostro doloroso impegno in Libia. È un problema questo che ha creato qualche scombussolamento e qualche fibrillazione, ma che stiamo assolutamente superando».

Lo conferma il Senatur sul palco milanese. Quando dalla piazza qualcuno gli urla «molla Berlusconi», lui risponde: «Va pian». Il compromesso raggiunto ieri in extremis non cancella però il malessere del Carroccio. La guerra a Tremonti, dichiarata dalla stampa vicina al Cavaliere, non viene sottovalutata. «Se non ci fosse Tremonti saremmo finiti come la Grecia», ha detto Bossi rilanciando anche su Parmalat che – sostiene – rimarrà italiana.

Commenta la notizia

Shopping24

Dai nostri archivi