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Questo articolo è stato pubblicato il 01 maggio 2011 alle ore 15:03.

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«Se Berlusconi non la vota, vuol dire che vuol far saltare il suo Governo». Il leader della Lega, Umberto Bossi, lega così il destino dell'Esecutivo all'appoggio del Pdl alla mozione che il Carroccio ha preparato sulla Libia per fissare limiti alle operazioni militari italiane.

Faccia a faccia Berlusconi-Bossi
A Menaggio, dove si imbarcherà per la tradizionale "battellata" organizzata dal Sindacato Padano, Bossi ha detto che «prima o poi» vedrà il premier Berlusconi, comunque, «prima» del passaggio parlamentare delle mozioni. Forse il faccia a faccia ci sarà già domani. Il leader del Carroccio è comunque tornato a condannare i bombardamenti in Libia: «Non serve a niente bombardare - ha spiegato -, ammazzi solo la gente. Poveracci, poi scappano».

«Bossi ha ragione: se la maggioranza non si ritrova su una mozione sulla Libia aumenta il rischio di un suo collasso politico», ha affermato in una nota Osvaldo Napoli, vice presidente dei deputati del Pdl.

«Si tratta però di capire - ha aggiunto - quale sarà il testo della mozione sulla quale la maggioranza si esprimerà. Allo stato dell'arte, infatti, ci sono alte probabilità che ciascun gruppo parlamentare voti la propria mozione cercando tutt'al più l'astensione di altri gruppi».

Oggi vertice Pdl a palazzo Chigi
Il Pdl farà il punto sul "nodo mozioni" sulla Libia in un incontro convocato a palazzo Chigi intorno alle ore 11. Nella sede del governo sono attesi - fra gli altri - il ministro degli Esteri, Franco Frattini, i capigruppo del Pdl, Maurizio Gasparri e Fabrizio Cicchitto, e i vice, Gaetano Quagliariello e Massimo Corsaro. A guidare l'incontro, sempre secondo le stesse fonti, dovrebbe esserci il sottosegretario Gianni Letta e non il premier Silvio Berlusconi. Quest'ultimo, volato a Milano per assistere alla partita del Milan, è atteso la sera a una cena a villa Gernetto, in Lombardia.

Frattini: le minacce del rais non sono credibili
Intanto dalle colonne di Libero, il ministro degli Esteri, Franco Frattini ha evidenziato come sia «complesso» fissare una data certa per la fine dei bombardamenti italiani. Ma, ha aggiunto, «il Parlamento sarà periodicamente informato». Secondo Frattini, inoltre, nelle minacce di Muammar Gheddafi di spostare la guerra in Italia «non c'è nulla di credibile, non c'è mai stato». «All'inizio del conflitto - ha ricordato il ministro - La Russa ci spiegò che l'arsenale del Colonnello, allora al cento per cento, non era in grado di colpire il suolo italiano. Figurarsi ora con tutte le perdite che ha dovuto subire» (Cl.T.)

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