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Questo articolo è stato pubblicato il 01 maggio 2011 alle ore 18:09.

Annunciata come ogni anno, è partita con sanguinosa precisione l'offensiva di primavera dei talebani, chiamata Badar in ricordo della prima battaglia dei musulmani contro «le forze del male». In Afghanistan il bilancio di oggi è già arrivato a undici morti e 33 feriti. Cinque province sono state sconvote dall'ondata di attentati, uno dei quali compiuto da un kamikaze bambino di appena dodici anni.

Proprio questo è stato il più grave: nella provincia sud-orientale di Paktika un ragazzino si è fatto esplodere nel mercato di Ashkin (distretto di Barmal) uccidendo quattro persone, fra cui il capo del distretto, e ferendone altre dodici.

L'offensiva era stata annunciata con un comunicato ufficiale dal Consiglio direttivo dell'Emirato islamico dell'Afghanistan. Tra le vittime ci sono molti civili, come le tre ragazze morte (con la madre ed un fratello feriti), uccise da un razzo che ha colpito la loro casa nella provincia di Logar, mentre un attentato vicino al quartier generale della polizia nel capoluogo della provincia meridionale di Ghazni, ha causato 13 feriti. In altri due attacchi, poi, un soldato e un agente di polizia sono stati uccisi (e altri tre feriti) nella provincia di Kandahar. Infine, un ordigno esplosivo ha ucciso due agenti e ne ha ferito un terzo nel distretto di Shindan, della provincia occidentale di Herat.

Le vittime civili sono state numerose nonostante la Missione di assistenza delle Nazioni Unite in Afghanistan (Unama) avesse chiesto alle parti di tenere i civili fuori dalla recrudescenza del conflitto e il portavoce dei talebani, Zabihullah Mujahid, avesse condifviso ufficialmente l'appello dell'Onu.

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