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Questo articolo è stato pubblicato il 03 maggio 2011 alle ore 08:59.

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Ndrangheta, sgominata la cosca Mazzaferro. In manette sindaco e tre assessori di Gioiosa IonicaNdrangheta, sgominata la cosca Mazzaferro. In manette sindaco e tre assessori di Gioiosa Ionica

Il sindaco e tre assessori della giunta di Marina di Gioiosa Ionica, nel Reggino, sono stati arrestati dalla polizia nell'ambito di un'operazione contro la cosca Mazzaferro. Il sindaco, Rocco Femia, che guida un'amministrazione espressione di una lista civica, e tre assessori sono accusati di associazione mafiosa. Uno è Rocco Agostino, assessore comunale alle politiche sociali, candidato nella lista «Raffa presidente» a sostegno del candidato del centrodestra alla presidenza della Provincia Giuseppe Raffa, attuale sindaco di Reggio Calabria. Gli altri due assessori arrestati sono Francesco Marrapodi (Lavori pubblici ed urbanistica) e Vincenzo Ieraci (Ambiente).

Dall'inchiesta coordinata dalla Dda di Reggio Calabria, è emerso che in occasione delle elezioni comunali dell'aprile del 2008, la cosca Mazzaferro avrebbe sostenuto la candidatura di Femia, che poi è stato eletto il 13 aprile 2008 e nominato sindaco il 5 aprile. La posta in gioco erano gli appalti che la cosca Mazzaferro é riuscita ad aggiudicarsi dopo la vittoria elettorale del sindaco Femia

40 arresti nel reggino contro il clan Mazzaferro
L'operazione di polizia in corso nel reggino, condotta in collaborazione dalla squadra mobile di Reggio Calabria, dal Commissariato di Siderno e dallo Sco di Roma, prevede l'esecuzione di una ordinanza di custodia cautelare in carcere nei confronti di 40 presunti affiliati alla cosca Mazzaferro di Marina di Gioiosa Ionica, nel comprensorio della locride. Tra le accuse contestate, associazione per delinquere di tipo mafioso. Tra gli arrestati, con l'accusa di rivelazione di segreti d'ufficio, c'è anche l'agente di polizia, Franco Avenoso, in servizio fino a stamattina presso la centrale operativa del Commissariato di Siderno.

Dall' inchiesta coordinata dal procuratore aggiunto della Dda di Reggio Calabria, Nicola Gratteri, e dal pm Maria Luisa Miranda, è emerso un complesso meccanismo in cui convergevano gli interessi di imprenditori locali, politici e mafiosi. La cosca Mazzaferro era riuscita ad infiltrarsi nei lavori di ammodernamento della statale 106.

«L'operazione servirà soprattutto come deterrente, monito, per qualche politico tentato di chiedere i voti in questo momento alla 'ndrangheta» - ha dichiarato Gratteri. Secondo il magistrato «l'indagine sancisce un quadro molto preoccupante delle capacità di condizionamento della 'ndrangheta sulle istituzioni locali, vero e proprio trampolino di lancio verso più elevati traguardi all'ombra della malapolitica e del malaffare».

Stesso copione a Napoli contro il clan Polverino
Un colpo alla 'ndrangheta, ma anche uno alla camorra. Questa mattina, infatti,
i carabinieri del Nucleo Investigativo di Napoli hanno arrestato una quarantina di persone, ritenute appartenenti al clan camorristico Polverino. Per il momento sono 33 le ordinanze di custodia cautelare emesse dal gip e 6 i decreti di fermo del pm. Varie le accuse: associazione per delinquere di tipo mafioso, tentativo di omicidio, estorsioni, usura, detenzione illecita di armi, traffico e spaccio di stupefacenti, trasferimento fraudolento e possesso ingiustificato di valori nonchè di reinvestimento di capitali di provenienza illecita in attività imprenditoriali, immobiliari, finanziarie e commerciali.

Due consiglieri del Pdl in manette
Due degli arrestati sono candidati al consiglio comunale di Quarto (Napoli) per il Pdl. Uno è Stefano Camerlingo, cugino del boss Salvatore Liccardi. Considerato «uomo d'ordine del clan», Camerlingo è accusato anche di spaccio di droga e detenzione illegale di armi. L'altro candidato è, Armando Chiaro, definito un 'colletto bianco e accusato di essersi intestato beni del clan Polverino facendo da prestanome.

La collaborazione della Guardia Civil spagnola
Gli arresti sono stati eseguiti dopo una indagine coordinata dalla Direzione distrettuale antimafia di Napoli condotta dal 2007 a oggi, anche con la cooperazione dell'Uco (Unidad central operativa) della Guardia Civil spagnola. L'inchiesta ha reso possibile l'identificazione di capi e gregari del clan camorristico Polverino che, a partire dall'hinterland a nord di Napoli, ha il controllo di attività imprenditoriali e commerciali in Italia e in Spagna e gestisce un notevole traffico di stupefacenti dalla Spagna all'Italia. Nel corso delle indagini sono già stati arrestati 20 affiliati e sequestrati ingenti quantitativi di hashish e cocaina, ma anche armi e beni mobili e immobili per un valore di circa 4 milioni di euro.

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