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Questo articolo è stato pubblicato il 04 maggio 2011 alle ore 13:38.

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Un madre liberiana con il figlio nato da poco (Olycom)Un madre liberiana con il figlio nato da poco (Olycom)

Ben 48 milioni di donne nel mondo danno alla luce un bambino senza alcuna assistenza professionale e due milioni partoriscono in totale solitudine, senza neanche un familiare. Lo rende noto Save the Children, nel suo 12esimo Rapporto sullo stato delle madri nel mondo, reso noto alla vigilia della Festa della mamma di domenica prossima.

Ogni giorno, dice il rapporto, mille donne e duemila bambini muoiono per complicazioni al momento del parto: nella gran parte si tratta di morti evitabili se ad assistere alla nascita ci fosse anche una sola ostetrica. E sono abissali le distanze che ancora separano i Paesi industrializzati da quelli in via di sviluppo, con la Norvegia in cima alla classifica delle nazioni dove mamme e bambini stanno meglio e l'Afghanistan all'ultimo posto, secondo l'Indice delle Madri diffuso da Save the Children insieme al Rapporto.

In Italia il rischio di mortalità materna è inferiore a una donna ogni 15mila, anche se, secondo l'Indice delle madri, il nostro Paese perde posizioni nella classifica mondiale del benessere materno-infantile: l'Italia, infatti, è scivolata dal diciassettesimo al ventunesimo posto tra i Paesi industrializzati.

Oltre 8 milioni le morti infantili nel mondo. In Afghanistan le condizioni peggiori
Ogni anno 358 mila donne perdono la vita in conseguenza della gravidanza o del parto e 800 mila bambini muoiono alla nascita; ad essi si aggiungono coloro che perdono la vita entro il primo mese, oltre 3 milioni. In totale, sono 8,1 milioni ogni anno le morti infantili, cioè che sopraggiungono entro il quinto anno di vita. Afghanistan, Niger, Guinea Bissau, Yemen, Chad, Repubblica Democratica del Congo, Eritrea, Mali, Sudan, Repubblica Centro Africana, sono i dieci Paesi dove i livelli di salute materno-infantile e le condizioni di madri e bambini sono i peggiori al mondo. All'estremo opposto della classifica - al top - i 10 paesi dove il benessere di madri e bambini è massimo: Norvegia, Australia, Islanda, Svezia, Danimarca, Nuova Zelanda, Finlandia, Belgio, Paesi Bassi, Francia.
La distanza fra i primi e gli ultimi è abissale: in Norvegia ogni parto avviene in presenza di personale qualificato, mentre in Afghanistan questo accade solo nel 16% dei parti. Una donna norvegese in media studia per 18 anni e vive fino a 83; l'83% delle donne norvegesi fa uso di contraccettivi e 1 su 175 perderà il proprio bambino prima che compia 5 anni; una donna afghana studia per meno di 5 anni e vive mediamente fino a 45; meno del 16% ricorre alla contraccezione, 1 bambino ogni 5 muore prima di arrivare ai 5 anni il che significa che ogni donna, in Afganistan, va incontro alla perdita di un figlio nell'arco della sua vita.

Diecimila le mamme adolescenti in Italia, al Sud più che al Nord

In Italia ci sono più di diecimila mamme teen ager, cioè di età compresa fra 14 e 19 anni; la maggior parte hanno tra 18 e 19 anni, ma ben 2.500 sono minorenni, cioè under 18. I dati sono contenuti nella ricerca "Piccole mamme" che Save the Children ha presentato insieme al nuovo Rapporto sullo stato delle madri nel mondo.
L'82% di queste mamme adolescenti sono italiane, contro un 18% di straniere. Ma se a Napoli le mamme teen italiane sono più numerose delle straniere, a Milano e Roma il rapporto è inverso. Il 71% delle baby-mamme vive al Sud e nelle isole: qui i nati da madri under 20 rappresentano il 3% del totale delle nascite nell'area, a fronte dell'1,3% nell'Italia nord-orientale e nord-occidentale e dell'1,1% dell'Italia centrale. L'età media in cui le giovani mamme hanno un bambino è 16-17 anni. Circa il 60% delle mamme adolescenti ha un marito o un compagno, mediamente giovane (tra i 18 e i 21 anni). Solo una piccola parte (19%) ha un lavoro, molte si sono fermate alla scuola dell'obbligo o hanno successivamente interrotto gli studi.

L'economista Kostoris: «Il benessere di madre-figlio proporzionale allo sviluppo»
C'è una correlazione stretta e positiva, nel mondo sviluppato, tra fertilità e sviluppo economico: lo ha reso noto l'economista Fiorella Kostoris Padoa-Schioppa, intervenendo oggi alla presentazione del Rapporto di Save the Children sullo stato delle madri nel mondo. «Il rapporto di Save the Children - ha spiegato - indica che esiste una correlazione positiva tra benessere madre-figlio e sviluppo economico. Questo è un dato quasi ovvio. Meno ovvio è che, nel mondo sviluppato, nei Paesi più ricchi ci sono più bambini. Quando insomma le donne stanno meglio sono anche disponibili a fare più figli e quindi il tasso di fertilità è più alto».
«In Italia - ha aggiunto Kostoris - questo tasso è molto basso, perchè la situazione è scadente dal punto di vista economico e i servizi sociali sono carenti».

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