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Questo articolo è stato pubblicato il 05 maggio 2011 alle ore 18:12.

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«Sostegno, volontà di collaborazione, disponibilità a dare anch'io una mano, nelle forme che riterranno opportune e possibili». Usa queste parole il portavoce del Pdl Daniele Capezzone per sposare l'appello per l'agenda digitale, lanciato nei mesi scorsi da centinaia di cittadini (tra cui spiccano personalità della cultura e dell'economia come l'ad di Telecom Franco Bernabè o lo showman Fiorello) affinché il tema di internet e delle nuove tecnologie venga messo al centro del dibattito politico.

Tre i punti che Capezzone ritiene decisivi: «l'e-commerce come fattore di crescita (e soprattutto di internazionalizzazione) per le nostre imprese; l'idea di consentire anche un'attività imprenditoriale "full online", riconoscendo una realtà che non può più essere ingabbiata nei vecchi schemi burocratici; e anche la proposta di "giustizia digitale", che considero un ulteriore stimolo e incoraggiamento a quanto si sta già mettendo in campo».

«È molto positivo che un rappresentante della maggioranza come il portavoce del Pdl dia il suo sostegno alla nostra iniziativa» commenta al Sole24Ore.com Marco Camisani Calzolari, professore di "linguaggi digitali" allo Iulm di Milano, fondatore e ad di Speakage, società specializzata nello sviluppo di piattaforme avanzate per il Web e il mobile, tra i firmatari dell'appello. «È un segnale che spero porti all'attivazione di una strategia concreta per lo sviluppo di un settore che può essere il vero traino per la ripresa. Una recente ricerca di Boston Consulting, commissionata da Google, ha quantificato in 56 miliardi di euro la internet economy italiana solo nel 2010. Tra cinque anni lo stesso studio stima possa salire a quota 77 miliardi di euro. Numeri importanti che fanno capire come il web sia strategico per il Pil del nostro paese».

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