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Questo articolo è stato pubblicato il 06 maggio 2011 alle ore 21:47.

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Turni notturni di undici ore, sette giorni su sette, lavorando plastica e metallo; poi la lite con il supervisore e il cambio di mansione: pulizia dei bagni. Il mese dopo, gennaio 2010, il diciannovenne Ma Xiangqian vola dal piano più alto dell'edificio della città-fabbrica e diventa uno dei dipendenti suicidi della Foxconn, azienda cinese con capitale taiwanese che produce componentistica per Sony, Samsung, Dell, Nokia, Apple.

Da allora la multinazionale promette di migliorare le condizioni di lavoro, apre un centro di assistenza psicologica, assume cento monaci buddisti, annuncia stipendi raddoppiati fino a 300 dollari al mese per venire incontro ai lavoratori depressi. Diventa comunque il simbolo del disagio dei giovani cinesi - i suicidi hanno fra i 18 e i 24 anni - che non accettano condizioni e costo del lavoro imposti a genitori e nonni, volano del miracolo economico cinese. Adesso l'azienda con la fama di lager fa notizia perché assemblerà iPad in Brasile. Si doveva partire a novembre, si cerca di anticipare a luglio. «È una scadenza difficile da mantenere ma stiamo lavorando perché sia fattibile» dice alla tv Aloisio Mercadante, ministro delle Scienze e della Tecnologia brasiliano. I tempi potrebbero essere rispettati se Foxconn otterrà quello che cerca: agevolazioni fiscali e altre forme di aiuti governativi come parte di un un'investimento da 12 miliardi.

Cinesi che si trasferiscono in Sud America per produrre il giocattolo del momento dell'americana Apple. Un segno dei tempi, con i cinesi nella parte di quelli che traslocano per risparmiare, ma anche una prova che i due Brics (acronimo delle cinque potenze emergenti, per alcuni già emerse) fanno sul serio: dal 2010 la Cina è diventata il primo partner commerciale del Brasile con più di 56 miliardi di scambi. Ad aprile il neopresidente brasiliano Dilma Rousseff ha incontrato per la prima volta a Pechino il presidente cinese Hu Jintao. È tornata a casa con un accordo da un miliardo per vendere aerei della brasiliana Embraer a compagnie aree cinesi e con l'intesa dell'iPad. In cambio nessuna nuova puntata della guerra delle valute, nessuna protesta brasiliana per la disinvolta svalutazione dello yuan che tanti guai ha creato anche alle aziende manifatturiere brasiliane. (An. Man.)

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