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Questo articolo è stato pubblicato il 06 maggio 2011 alle ore 06:36.

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ROMA
«Sono tutte riduzioni di oneri e creazioni di incentivi senza usare come motore il bilancio pubblico. Quel poco che costa è assolutamente coperto». Così il ministro dell'Economia Giulio Tremonti ha presentato ieri il decreto Sviluppo, definendolo «un corpo legislativo molto ampio» in dieci articoli ma anche «il primo di una serie di decreti per lo sviluppo» nella logica del nuovo semestre europeo. Il secondo decreto, ha preannunciato, sarà sul processo civile. Anche per il premier Silvio Berlusconi il merito del decreto sviluppo è quello di «non gravare sul bilancio dello Stato». Con Tremonti che «ha fatto da regista». Mantenuta dunque la linea del rigore che ha assicurato all'Italia «di uscire dalla crisi con la tenuta rigorosa dei conti pubblici».
Nella conferenza stampa che si è svolta ieri a Palazzo Chigi dopo il consiglio dei ministri che ha varato il decreto Sviluppo, e alla quale hanno partecipato assieme a Berlusconi e Tremonti i ministri dello Sviluppo economico (Paolo Romani), della Pa (Renato Brunetta), del Lavoro (Maurizio Sacconi) e dell'Istruzione (Mariastella Gelmini), il numero uno di Via XX Settembre ha precisato: «Posso assicurare che non c'è nessuna difficoltà politica» sul decreto legge. E ha colto l'occasione per annunciare che la Banca d'Italia ha autorizzato l'acquisizione da parte di Poste del Mediocredito centrale dando il via libera così alla Banca per il Mezzogiorno. «Nasce un gigante», ha detto. Nessuna difficoltà con i ministri, dunque. Ministri che Tremonti sembra aver "conquistato" parlando di collegialità. «Questo è un provvedimento – avrebbe sottolineato in apertura di lavori – di Berlusconi e dell'intero governo. Con molti di voi ho fatto delle lunghe riunioni, il risultato è di tutti».
Nella conferenza stampa Il ministro ha ripercorso i dieci articoli del dl rimandando gli approfondimenti al seminario che si terrà il prossimo mercoledì. Il testo potrebbe essere limato ulteriormente perché «correggibile». Ma l'impianto resta invariato e l'impostazione è unica: il primo comma è scritto in maniera chiara perché «la legge si legge».
Si parte dal credito d'imposta per le grandi, medie e piccole imprese che affidano la ricerca scientifica alle università e «altri istituti che saranno catalogati in seguito», ha puntualizzato Tremonti. Una misura sperimentale, che durerà due anni ma che potrebbe essere estesa a un periodo più lungo: la copertura non sarà a carico delle imprese, è prevista una forma di «prelievo volontario». Altro provvedimento è sulla fiscalità di vantaggio per il Mezzogiorno perché l'Italia ha ottenuto, con il patto "Euro Plus" «il riconoscimento della specificità del Sud»: andrà a vantaggio del lavoro, le nuove assunzioni nei prossimi 12 mesi. «La fiscalità di vantaggio - ha spiegato il ministro - è difficile ma efficace, l'unico metodo per usare davvero i fondi europei, utilizzati a un tasso scandalosamente basso»: si tratta di 4-5 miliardi nel 2011, 43 miliardi nei prossimi anni. Altro articolo è sui distretti turistico-alberghieri per i quali sono previste concessioni a 90 anni per incentivare gli investimenti in alberghi, ristoranti, negozi ma «la spiaggia rimane pubblica, non c'è nessuna vendita di spiagge», ha assicurato. Previste zone a burocrazia zero, che gli inglesi sembrano copiare dall'Italia con le recenti «zero red tape zone». Altre novità vanno per le opere pubbliche, che «costano il doppio per il doppio del tempo», l'edilizia privata per «l'attuazione del piano casa», la riduzione degli adempimenti burocratici, le semplificazioni delle norme fiscali «scritte in modo che chi legge capisca», i patti di famiglia, la scuola con un nuovo fondo per il merito, la carta d'identità elettronica per i cittadini, l'autorità di vigilanza per l'acqua.
Ci sarà una manovra correttiva del conti pubblici da 7-8 miliardi?, hanno domandato i giornalisti a Tremonti: «Oggi abbiamo parlato di sviluppo - ha replicato -. Non ne ho parlato».
Nel pomeriggio, in un incontro con la leader della Cgil Susanna Camusso che riproponeva la tassa sulle grandi ricchezze, la patrimoniale, Tremonti ha messo in chiaro: «Se l'idea è tassare la casa e i Bot, dubito che sia la cosa più giusta ed efficace». «Se non ha funzionato bene quando la ricchezza era stabile - ha spiegato riferendosi al 1948 - non credo che sia il modo giusto per tirare su i soldi». «Le grandi fortune - ha aggiunto - non sono presenti sul territorio, sono tutte all'estero».
In quanto alle sollecitazioni che giungono dal fronte confindustriale rispetto alla necessità di fare di più per la crescita, Berlusconi ha rivolto a sua volta un invito all'associazione degli imprenditori durante la conferenza stampa con il ministro del turismo Michela Vittoria Brambilla: «A Confindustria - ha puntualizzato - dico di fare qualcosa per noi e che non sia solo il Governo a fare qualcosa per loro».
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