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Questo articolo è stato pubblicato il 08 maggio 2011 alle ore 08:13.
Non dicono come il Parlamento risponderà alla richiesta del Colle. Ma indicano solo la tabella di marcia che si metterà in moto subito dopo il test delle amministrative. Così ieri Gianfranco Fini e Renato Schifani hanno risposto con una nota congiunta al richiamo del Quirinale «riservandosi di procedere alla convocazione delle rispettive conferenze dei capigruppo alla immediata ripresa dell'attività parlamentare (il 17 maggio, ndr)». E, in serata, il presidente della Camera non ha sciolto il nodo. «Il messaggio di Napolitano è inequivocabile, il voto non è assolutamente necessario, ma non è poi detto che se ci sarà il dibattito, non ci sarà il voto di fiducia».
In linea teorica, secondo la legge 400 del 1988, che disciplina l'attività di governo, il presidente del Consiglio «comunica alle Camere ogni mutamento intervenuto nella composizione dell'esecutivo», senza che ci sia necessariamente una discussione o un voto. Ma l'opposizione potrebbe cogliere al volo l'occasione per presentare una mozione che chieda una nuova verifica sull'esecutivo. Il cui percorso dipenderebbe poi dalle scelte fissate nella conferenza dei capigruppo. Nulla è stato ancora deciso anche se il Pd e i finiani hanno fatto già capire che non sarebbero contrari a un voto. «L'ipotesi di una mozione del terzo polo - spiega l'avvocato Giuseppe Consolo (Fli) - verrà affrontata nel direttivo». Più fredda l'Udc. «Faremmo solo un favore al governo e alla maggioranza», commenta un centrista.
La maggioranza, da par suo, non ha ancora deciso la strategia. «A noi la fiducia conviene - abbozza uno dei generali berlusconiani - ed è un percorso suggeritoci da Napolitano. Che considera l'aggiunta di nove sottosegretari, alcuni dei quali non eletti con la maggioranza, alla stregua di un nuovo governo da sottoporre al vaglio del Parlamento con un voto di fiducia. E, trattandosi di un nuovo governo, si potrebbe poi chiedere anche la rimodulazione delle 3-4 commissioni che non rispettano ancora pienamente i rapporti tra maggioranza e opposizione». Insomma, una nuova fiducia potrebbe essere l'ultimo tassello del percorso innescato dalla richiesta del Colle. A meno che, osserva la stessa fonte, «non ci sia un dialogo diretto tra Napolitano e Palazzo Chigi da cui discenda una strada alternativa». (Ce. Do.)