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Questo articolo è stato pubblicato il 11 maggio 2011 alle ore 15:40.

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Mentre Nato e Onu auspicano un cessate il fuoco che i ribelli respingono poche ore dopo, s'infittisce il mistero sulla sorte di Muammar Gheddafi, che non è più stato visto in pubblico dal 30 aprile, quando un bombardamento della Nato ha provocato la morte di Saif el-Arab, penultimogenito del leader libico, e di tre dei suoi nipotini. Stando alla pagina Facebook dei ribelli, "Intifada del 17 febbraio", Gheddafi avrebbe lasciato Tripoli e si nasconderebbe al sud, nel deserto.

La notizia non ha trovato riscontri da fonti indipendenti, ma è un fatto che dal giorno del raid il colonnello, che pare si trovasse effettivamente nella casa del figlio ucciso, sembra sparito nel nulla: non è andato neppure al funerale di Saif. Di non sapere nulla di lui è stato ribadito in giornata da due diversi ministri del governo italiano, Franco Frattini e Ignazio La Russa: tanto il ministro degli Esteri quanto il titolare della Difesa hanno ripetuto separatamente di «non avere alcuna idea» né «notizia» sulla sua sorte, insistendo che un'eventuale eliminazione di Gheddafi non costituisce l'obiettivo della spedizione multinazionale guidata dalla Nato, l'operazione Unified Protector. Nello stesso senso si erano del resto espressi sia la numero due dell'ufficio stampa alleato, Carmen Romero, sia ieri il generale italiano Claudio Gabellini, responsabile della pianificazione operativa della missione atlantica in Libia. La stessa Francia, per bocca del portavoce del ministero degli Esteri, Bernard Valero, ha a propria volta escluso di disporre di informazioni sulla «situazione personale» del colonnello.

Cessate il fuoco sì ma credibile e verificabile
La Nato auspica, d'accordo con il segretario generale dell'Onu Ban Ki-moon, una «fine immediata» delle violenze in Libia e ribadisce che il cessate il fuoco dovrà essere «credibile e verificabile». Lo ha detto la portavoce dell'Alleanza, Carmen Romero. «La Nato è d'accordo con Ban Ki Moon e vorrebbe vedere la fine immediata delle violenze in Libia, coerentemente con il mandato ricevuto dal Consiglio di sicurezza dell'Onu di proteggere la popolazione civile» ha detto la portavoce.

Alleanza: soluzione non militare ma politica
La Nato dice di accogliere con favore «tutti i contributi» che possono essere messi in campo dalla comunità internazionale per arrivare ad uno stop generalizzato delle violenze. «Come ha indicato il segretario generale Anders Fogh Rasmussen, la Nato ritiene che in Libia la soluzione non è militare, ma politica», ha indicato Carmen Romero. «Un cessate il fuoco può facilitare la ricerca di questa soluzione, ma deve essere credibile e verificabile e deve essere accompagnato da uno stop completo della violenza e di tutti gli attacchi contro i civili», ha aggiunto la portavoce.

Ashton a Strasburgo: nostro ufficio a Bengasi
Intanto, l'Unione europea aprirà un proprio ufficio di rappresentanza a Bengasi per poter assistere i ribelli libici e supportare il Consiglio nazionale transitorio. Lo ha reso noto il capo della diplomazia europea, Catherine Ashton, intervenendo al Parlamento europeo a Strasburgo. «Intendo aprire un ufficio a Bengasi per migliorare il nostro sostegno» al popolo libico, ha detto Ashton, precisando che l'Ue intende contribuire alla «costruzione di una piena democrazia» in Libia, aiutando il paese «nel comparto sanitario, dell'istruzione e della sicurezza alle frontiere».

Torna l'inviato speciale Onu
L'inviato speciale delle Nazioni Unite per la Libia, l'ex ministro giordano Abdelilah al Khatib, tornerà nel Paese nei prossimi giorni, cercando di ottenere il cessate-il-fuoco chiesto oggi dal segretario generale dell'Onu
Ban Ki-moon. Lo ha riferito un portavoce del segretario generale, Farhan
Haq, spiegando che Ban, attualmente in visita a Ginevra, ha parlato al telefono con il premier libico al Baghdadi Ali al Mahmudi, il quale ha accettato di ricevere nuovamente l'inviato speciale.

I ribelli riconquistano aeroporto di Misurata
I ribelli hanno conquistato l'aeroporto di Misurata: è quanto ha riportato oggi un corrispondente della France presse, riferendo di violenti combattimenti in corso nella terza città libica, sotto assedio da più di due mesi. In mattinata un nuovo raid Nato ha colpito Tripoli anche se si è diffusa la voce che il colonnello Gheddafi potrebbe aver lasciato la capitale. Oltre alla svolta sul terreno a Misurata, sul fronte bellico questa mattina una nuova incursione aerea della Nato.

Berlusconi: non ho sentito Gheddafi. La Russa: non è intoccabile
«Non non l'ho sentito». Così il Premier Silvio Berlusconi, risponde in merito al leader libico, interpellato a margine dell'anniversario di Israele.
Stessa risposta ma più esplicita quella del ministro della Difesa Ignazio La Russa. «Non ho notizie sulla sorte di Gheddafi, nessuno mi ha dato indicazioni, ribadisco che non c'è una caccia a Gheddafi ma neanche una sorta di intoccabilità, nel senso che se lui è in un ambiente che è uno degli obiettivi militari non è che se cè Gheddafi non possiamo colpirlo».

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