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Questo articolo è stato pubblicato il 12 maggio 2011 alle ore 06:36.

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ROMA
L'Italia ha candidato ieri ufficialmente Mario Draghi alla presidenza della Bce dopo aver ottenuto segnali positivi dal cancelliere Angela Merkel, intervenuta personalmente per sgombrare il campo dagli equivoci su una presunta ostilità tedesca al nome del governatore della Banca d'Italia.
A dare la notizia dell'apertura della complessa procedura che, salvo colpi di scena sempre possibili, porterà per la prima volta un italiano alla guida dell'Eurotower di Francoforte, è stato il ministro dell'Economia. Giulio Tremonti ha infatti spiegato, a margine della conferenza stampa sul rapporto Italia del Fondo monetario internazionale, di aver «già firmato un documento» indirizzato all'Eurogruppo, che terrà il suo meeting lunedì prossimo.
Il presidente del forum dei ministri dell'economia dell'Eurozona, Jean-Claude Juncker, aveva infatti sollecitato i paesi a prendere posizione e a presentare le loro candidature entro oggi, in modo da poter discutere nel concreto l'argomento alla prossima riunione.
Nel frattempo, il portavoce del governo tedesco Christoph Steegmann spiegava che «se la candidatura italiana sarà portata avanti, il nostro governo la appoggerà». Ma già in mattinata Angela Merkel aveva rilasciato un'intervista a Die Zeit di caldo apprezzamento per la personalità del governatore e per le coordinate culturali che essa esprime: «Conosco Mario Draghi – spiegava il capo del governo tedesco –. È una persona molto interessante e di grande esperienza. È molto vicina alle nostre idee per quanto riguarda la cultura della stabilità».
Insomma, il fatto che Draghi provenga da un paese che ha un passato di alta inflazione e che dagli anni Ottanta ha ereditato un alto debito pubblico non è considerato dai tedeschi un ostacolo tale da mettere in ombra lo standing internazionale dell'attuale presidente del Financial stability board e la garanzia da questo offerta per un solido ancoraggio ai principi della stabilità monetaria.
Uno standing che - dopo l'uscita di scena di quello che all'inizio veniva considerato il candidato forte, il tedesco Axel Weber, che a febbraio aveva pronunciato il "gran rifiuto" con le dimissioni da capo della Bundesbank e la dichiarazione di non volersi cercare un altro lavoro alla Bce – ha fatto di Draghi in poco tempo il candidato in pole position per la poltrona di numero uno della Banca centrale europea. Tanto che anche gli altri nomi di possibili concorrenti, che pure erano stati fatti (il banchiere centrale finlandese Erkki Liikanen e quello olandese olandese Nout Wellink), non sono stati proposti formalmente dai rispettivi paesi. Dopo il via libera venuto dall'Eliseo in aprile, il disco verde della Germania era un tassello fondamentale per portare il Governatore della Banca centrale italiana a Francoforte. Molto soddisfatto il presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi: «Siamo felici, è un buon successo per l'Italia».
A far cadere le ultime incertezze è stato un giro di consultazioni avvenute durante vertici internazionali ma anche per telefono, che sono andate intensificandosi negli ultimi mesi fra Berlino, Parigi e Roma e le altre capitali europee. Un processo culminato in una telefonata fra la Merkel e Berlusconi di martedì sera che, secondo alcune indiscrezioni, avrebbero toccato anche il nodo della Bce. «Di fatto - spiega ancora il portavoce di Berlino - si può presupporre che i colloqui a livello nazionale e internazionale siano arrivati al punto in cui si può prendere una decisione. Questo è successo oggi».
Già oggi la Merkel potrebbe parlarne in un incontro con il presidente della Commissione Ue, José Manuel Barroso. Sulla base dei numeri (si sono detti a favore anche Belgio, Finlandia, Portogallo), Draghi non dovrebbe avere difficoltà a ricevere l'investitura (il voto avviene per consenso) del Consiglio dei ministri finanziari dell'area euro di lunedì. Che, tuttavia, formalmente potrebbe proporre anche più di un candidato al Consiglio dei capi di Stato e di governo Ue del 25 giugno. Ma a Bruxelles si voterà a maggioranza qualificata con un "peso" commisurato al Pil e alla popolazione di ciascuno dei ventisette Paesi membri.
È decisiva, quindi, la posizione dei Paesi di grande rilevanza economica, specie della Germania, che è da sempre gelosa custode del principio della stabilità monetaria.
I successivi passaggi procedurali prevedono il gradimento del consiglio direttivo della Bce e quello del Parlamento europeo, con una serie di audizioni da terminare in tempo per dare pieni poteri al nuovo presidente della banca il 10 ottobre 2010, giorno successivo all'addio di Jean-Claude Trichet.
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NOMINA E POTERI

La procedura
Il presidente della Bce, come del resto il vicepresidente e gli altri membri del comitato esecutivo, è nominato «tra persone di riconosciuta levatura ed esperienza professionale nel settore monetario o bancario dal Consiglio europeo, che delibera a maggioranza qualificata» su raccomandazione del Consiglio, previa consultazione del Parlamento europeo e dello stesso consiglio direttivo
della Bce.
I compiti
Il presidente è il vertice della Bce, l'istituzione responsabile della politica monetaria dell'area euro. Dura in carica otto anni e presiede i due organi chiave della Banca: il consiglio direttivo, dove siedono tutti i governatori delle banche centrali e che decide sui tassi d'interesse, e il comitato esecutivo, organo più ristretto con funzioni altamente operative

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