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Questo articolo è stato pubblicato il 13 maggio 2011 alle ore 06:37.

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Svolta in Finlandia. «Una decisione responsabile»: così la Commissione europea ha salutato l'accordo raggiunto in Finlandia tra il Governo uscente di centrodestra e il partito socialdemocratico, per dare il via libera al salvataggio Ue-Fmi del Portogallo da 78 miliardi di euro complessivi. Accordo importante e annunciato ieri dal ministro delle Finanze finlandese, Jyrki Katainen, che guidava le difficili trattative per formare una nuova coalizione di Governo a Helsinki dopo il successo dei populisti. «È una decisione - ha commentato il portavoce del commissario Ue agli affari economici e monetari, Olli Rehn (finlandese anche lui) - che contribuirà alla salvaguardia della stabilità finanziaria dell'Eurozona e della Finlandia stessa».
Con l'intesa tra Governo uscente e il maggiore partito d'opposizione è stato così superato il veto del partito di estrema destra dei Veri Finlandesi, contrari ai piani di salvataggio dei Paesi euro in difficoltà. Ora, dopo alterne vicende, il sì della Finlandia al piano del Portogallo è assicurato. All'Eurogruppo lunedì sera a Bruxelles serviva l'unanimità dei ministri presenti sullo scottante tema dei bailout o per meglio dire prestiti del fondo salva-stati europeo.
Naturalmente il leader del partito degli euroscettici Veri Finlandesi, Timo Soini, che aveva fatto una campagna elettorale tutta basata sul «no» ai salvataggi dei periferici, ha dichiarato che non parteciperà ai colloqui per formare la coalizione di Governo dopo che gli altri partiti hanno posto come condizione preliminare per i negoziati l'ok ai programmi di salvataggio europei. «È una decisione difficile» ha ammesso Soini a una conferenza stampa a Helsinki. «È chiaro che la maggioranza del Parlamento finlandese darà il suo appoggio ai salvataggi, agli aiuti al Portogallo e al meccanismo permanente (il fondo Esm, ndr) - ha spiegato a margine della conferenza Soini - e questa è una cosa che non posso accettare, è contro la mia coscienza, la mia linea politica e non c'è altro da fare». «Purtroppo l'unico vincitore delle elezioni del 17 aprile non entrerà al Governo, e a questo punto faremo un'opposizione dura», ha aggiunto. I Veri Finlandesi sono diventati la terza forza in Parlamento, passando da sei a ben 39 seggi, dietro solo e di poco al Partito conservatore (44 deputati) e al Partito socialdemocratico (42).
Una mossa politicamente importante in un momento in cui l'Fmi ha lanciato l'allarme rischio contagio dei debiti sovrani nel suo rapporto semestrale sull'economia europea. L'Fmi ha detto che le obbligazioni in scadenza (rollover) nel 2011 nei Paesi periferici sia per i bond pubblici sia del settore bancario sono pari al 10% del Pil rispettivamente della Grecia, del Portogallo e della Spagna, circa il doppio di quanto ammontavano nel 2007. Una situazione che non ammette incertezze.
Erkki Liikanen, il governatore della Banca centrale della Finlandia, prima del via libera ai prestiti, aveva auspicato in un'intervista che il suo Paese sarebbe rimasto un «membro costruttivo» dell'Eurozona. «Dobbiamo rimanere un membro costruttivo del team», aveva spiegato Liikanen che, nel sottolineare i «benefici» riscontrati per il Paese, ha assicurato che «la linea di fondo non deve cambiare». Messaggio raccolto dalla parte più responsabile delle forze politiche finlandesi.
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