Storia dell'articolo

Chiudi

Questo articolo è stato pubblicato il 14 maggio 2011 alle ore 08:12.

My24


ROMA
Il Colonnello riappare, ma solo in voce: «Mi trovo in un posto dove non potete raggiungermi». Il messaggio è arrivato ieri sera al termine di una giornata in cui si erano diffuse voci che Gheddafi fosse ferito e in fuga da Tripoli. Ad accreditare questa ipotesi era stato il vicario apostolico monsignor Giovanni Martinelli, che dall'inizio della missione Nato è forse la voce più autorevole di condanna dell'azione bellica della coalizione.
Ieri il ministro degli Esteri Franco Frattini aveva avallato questa tesi: «Noi - ha detto il responsabile della Farnesina - non abbiamo nessun elemento sull'attuale sorte di Gheddafi. Tendo ad accreditare come credibile la frase del vescovo di Tripoli monsignor Martinelli che ci ha detto che Gheddafi è molto probabilmente fuori da Tripoli e probabilmente anche ferito. Non sappiamo però dove». A stretto giro il portavoce del regime libico, Ibrahim Moussa, ha smentito che il raìs sia ferito e si trovi lontano da Tripoli. Ma è stato anche Martinelli a fare marcia indietro: «Credo che Gheddafi sia a Tripoli, non ho elementi per affermare che sia andato all'estero. E credo che sia in buona salute. Non ho mai assolutamente detto che Gheddafi sia stato ferito in una forma grave o che sia morto. D'altro canto proprio ieri sera l'abbiamo visto in televisione ed era in piena forma», ha precisato il presule a Radio Vaticana, e anche dal Dipartimento di Stato Usa si è fatto sapere che non ci sono elementi per affermare che il dittatore sia ferito. Il Colonnello ha irriso le voci che lo danno per ferito aggiungendo che il raid di giovedì è stato un atto di codardia. «Voglio dirvi - ha dichiarato rivolto all'Alleanza atlantica - che le vostre bombe non mi possono raggiungere perché milioni di libici mi hanno nel loro cuore».
Ma al di là di dove effettivamente sia in questo momento Gheddafi e quale sia il suo stato di salute, per Frattini a Tripoli ci sono «interlocutori possibili» per un Governo di unità nazionale con gli insorti del Cnt di Bengasi. In un'intervista su Corriere.tv il ministro - per ragioni di sicurezza - ha preferito non fare i nomi dei possibili referenti politici nella capitale libica, lasciando intendere che ve ne sarebbero anche nell'attuale Governo. Esclusi Gheddafi e i suoi figli, «l'idea di un governo di unità nazionale con la Tripolitania è uno scenario possibile» ha spiegato il responsabile della diplomazia italiana. Ad ogni modo, per Frattini, il Colonnello Gheddafi è in fuga da Tripoli, ma non dalla Libia. «Propendo per una fuga da Tripoli, ma non dal Paese», ha aggiunto il titolare della Farnesina, secondo cui comunque, «un dato è certo: la pressione internazionale ha verosimilmente provocato la decisione da parte di Gheddafi di mettersi al riparo in un luogo più sicuro».
Intanto i dodici aerei e le quattro navi, messi a disposizione dall'Italia per l'operazione "Unified Protector" della Nato in Libia, hanno continuato le missioni assegnate per l'imposizione della no-fly zone e dell'embargo navale. Lo stato maggiore della Difesa ha reso noto che nell'ultima settimana sono state effettuate 46 missioni. E la televisione di Stato libica ha reso noto che sono almeno 16 i civili rimasti uccisi in un raid della Nato a Brega, nell'Est della Libia. I canali libici Al-Libya e Al-Jamahiriya hanno fornito lo stesso bilancio dell'attacco anche se non può essere verificato da fonti indipendenti.
Intanto da Washington Mahmoud Jibril, capo del Consiglio nazionale transitorio di Bengasi, ha auspicato un riconoscimento degli Stati Uniti, poco prima dell'incontro alla Casa Bianca con Tom Donilon, consigliere per la sicurezza nazionale. «Abbiamo bisogno di essere riconosciuti come l'unico interlocutore legittimo del popolo libico», ha affermato in un'intervista alla Cnn, «quello che ci occorre è che il mondo comprenda la nostra causa e ci aiuti a vedere realizzati i nostri legittimi diritti». Per ora però, la Casa Bianca non intende andare oltre il considerare il Cnt come «un interlocutore credibile e legittimo per il popolo libico, e per l'opposizione». Jibril, che giovedì era stato ricevuto dal premier britannico, David Cameron, spera anche in un gesto del presidente Barack Obama. Finora il vertice del Cnt è stato ricevuto da Francia, Italia, Qatar e Gambia, oltre che dal Parlamento europeo, ma non dall'Ue. Per il momento a raffreddare le speranze dei ribelli è intervenuto tuttavia il portavoce della Casa Bianca, Jay Carney: «Se la questione consiste nel riconoscere il Consiglio nazionale transitorio come il governo ufficiale della Libia, allora ritengo sia prematuro», ha tagliato corto Carney.
© RIPRODUZIONE RISERVATA

Shopping24

Dai nostri archivi