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Questo articolo è stato pubblicato il 15 maggio 2011 alle ore 19:30.
L'ultima modifica è del 15 maggio 2011 alle ore 19:33.

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Francia sotto shock per l'arresto di Dsk, come da queste parti viene abitualmente chiamato Dominique Strauss-Kahn. A sinistra le reazioni sono quelle di un pugile suonato. A destra si parla di "umiliazione per il Paese". Il Governo, per bocca del suo portavoce François Baroin, invita alla prudenza e al rispetto della presunzione di innocenza. E anche se la macchina della dietrologia si è già messa in moto facendo circolare la parolina "trappola", nelle redazioni e nei salotti di Parigi ci sono sorrisi e battute ammiccanti.
Qui non è mai stato un segreto per nessuno che il direttore generale del Fondo monetario avesse qualche problema di autocontrollo nella sua vita sessuale. Sui blog, pure quelli ospitati dai siti di giornali autorevoli e misurati, non è difficile trovare riferimenti di questo genere: "Almeno tra i giornalisti francesi Dsk ha da tempo la fama di essere uno che salta su qualsiasi cosa che si muove".

Tutti ovviamente ricordano l'episodio dell'ottobre 2008, quando venne alla luce la relazione tra Strauss-Kahn e un'economista del Fondo, Piroska Nagy. Il consiglio dell'Fmi, una volta accertato che il rapporto fosse consenziente e che non ci fossero stati aspetti di favoritismo o abuso di potere, si limitò a una reprimenda. Per quella "avventura di una notte" lo perdonò anche la terza moglie Anne Sanclair, ex star del giornalismo televisivo, la quale ha già detto di non credere alle nuove accuse contro il marito. Polvere sotto il tappeto, per il brillante e apprezzato direttore generale del Fondo.
E rispunta anche l'oscura vicenda di una giovane giornalista che nel 2002 sarebbe stata aggredita sessualmente durante un'intervista. La madre oggi spiega di aver convinto la figlia a non rivolgersi alla polizia per quieto vivere: Strauss-Kahn era il padre della miglior amica della ragazza ed ex marito della madrina.

Questa volta è molto diverso. Per le circostanze: una denuncia molto circostanziata, la fuga dall'albergo, l'arresto sull'aereo a pochi minuti dalla partenza. E per il contesto: l'immagine al di sopra di ogni sospetto che deve avere il capo dell'Fmi, in primo piano sulla scena internazionale alle prese con dossier delicatissimi, e il candidato socialista in pectore alle presidenziali francesi dell'aprile-maggio 2012.
Sessantadue anni, quattro figli, ex ministro dell'Economia (dovette lasciare Bercy per una vicenda giudiziaria dalla quale uscì indenne), da mesi Dsk veleggia in testa ai sondaggi. Sia quelli sulle primarie socialiste (presentazione delle candidature tra il 28 giugno e il 13 luglio, voto in ottobre), sia quelli sulla corsa finale all'Eliseo.
Un annuncio che formalizzasse la sua decisione di lasciare il Fondo per tornare da protagonista sulla scena politica nazionale era atteso per la fine di giugno, dopo il G8 che si svolgerà tra una decina di giorni a Deauville.

Anche se nelle ultime settimane qualche incrinatura, qualche crepa era apparsa, nella formidabile macchina da guerra che i suoi numerosi esperti in comunicazione stanno allestendo da tempo. La foto, lo scorso 28 aprile, che lo ritrae mentre esce con la moglie dal lussuosissimo appartamento di Place des Vosges e sale su una Porsche Panamera, ha fatto il giro del mondo. Poco importa che l'auto non fosse sua bensì di uno dei suoi pr, Ramzi Khiroun. Lo scatto ha riaperto il dibattito e le polemiche sullo stile di vita di Dsk: appunto i 240 metri quadrati in una delle piazze più belle, e costose, del pianeta, comprato in cash per 4 milioni di euro; la casa di Washington, a Georgetown, 380 metri quadrati acquistati per 4 milioni di dollari; lo strepitoso riad a Marrakech, a due passi da piazza Jemaa el-Fna. I soldi, le case, le donne, le macchine, il potere.
Una domanda ha cominciato a essere formulata esplicitamente: uno che vive così, e per di più è immerso da anni nel mondo dorato delle grandi organizzazioni internazionali, al vertice di quella più emblematicamente capitalista, può essere un uomo di sinistra? Può guidare la sinistra?

Interrogativi che l'accusa di di aver aggredito una cameriera nella sua suite da 3mila dollari al Sofitel di New York rende ormai superati. Il futuro politico di Dsk è stato improvvisamente cancellato, annullato, spazzato via.
Drammatico è l'appello della segretaria socialista Martine Aubry al partito, perché resti "unito e responsabile" di fronte allo "stupefacente colpo di fulmine".
A questo punto toccherà molto probabilmente a lei – figlia di Jacques Delors, sindaco di Lille, madre della legge sulle 35 ore – scendere in campo. Ma alle primarie dovrà vedersela con il vero beneficiario di quello che è accaduto: François Hollande, ex marito della sfortunata candidata socialista del 2002 Ségolène Royal, già in campagna elettorale e molto amato dalla base del partito. Che vede in lui, presidente del consiglio regionale della Corrèze, l'uomo normale, vicino alla gente e dotato di buon senso. La partita è aperta, ma è assai probabile che toccherà a Hollande, lontano anni luce dalla mondanità e dalle paillettes parigine, sfidare Nicolas Sarkozy per cercare di riportare un socialista all'Eliseo trent'anni dopo Mitterrand.

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