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Questo articolo è stato pubblicato il 15 maggio 2011 alle ore 08:13.

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STATI UNITI/1
Aiuti ai talebani,
3 fermi in Florida
Almeno sei persone, tra cui tre americani di origine pakistana, sono stati incriminate in Florida per avere appoggiato finanziariamente i talebani del Pakistan. Tra le sei persone, tre delle quali arrestate ieri negli Stati Uniti, spiccano due imam americani residenti a Miami: Hafiz Muhammed Sher Ali Khan, 76 anni; e suo figlio, Irfan Khan, 37 anni. Un altro figlio dell'imam più anziano, Izhar Khan, 24 anni, è stato arrestato a Los Angeles. Le altre tre persone sono residenti in Pakistan e non sono ancora state fermate. Secondo l'accusa, Hafiz Khan, con l'aiuto di complici, avrebbe fornito fondi ai talebani permettendo loro di uccidere e sequestrare diverse persone fuori
dagli Usa.
STATI UNITI/2
Piena Mississippi
aperte le dighe
Le autorità statunitensi hanno avviato le procedure per aprire le chiuse di Morganza, lungo il Mississippi in piena (nella foto), per evitare inondazioni a New Orleans e Baton Rouge, nel sud della Louisiana. Circa 25mila persone si preparano a lasciare le case: l'apertura delle chiuse dovrebbe consentire di diminuire la pressione dell'acqua del fiume ma causerà l'inondazione di migliaia di ettari di campagna. Il livello dell'acqua del Mississippi a New Orleans ha raggiunto i 5,12 metri. Gli argini in città possono contenere le acque fino a 6,1 metri: il rischio di una nuova Katrina è sotto gli occhi di tutti.
PAKISTAN
Usa avvertiti:
possibili ritorsioni
Il Parlamento pakistano, dopo il blitz che ha portato all'eliminazione di Osama bin Laden, ha avvertito Washington: se non cambierà comportamento «il Governo di Islamabad sarà costretto a considerare severe misure di ritorsione». I parlamentari hanno approvato «all'unanimità» un documento in 12 punti che costituisce un severo ammonimento agli Stati Uniti, alla loro «politica unilaterale» e all'uso dei droni nei territori al confine con l'Afghanistan, dove si annidano i gruppi terroristici.
BRASILE
Battisti, bloccata
la scarcerazione
L'Italia è riuscita a bloccare la richiesta di scarcerazione presentata dagli avvocati di Cesare Battisti, ex terrorista pluriomicida, grazie a un equivoco in cui erano incappati i giudici della Corte Suprema Federale brasiliana. Inizialmente infatti il caso era stato tolto al relatore del processo Gilmar Mendes, uno degli undici componenti del Tribunale Supremo federale, che rientrerà oggi da Washington e prenderà nelle mani il dossier. Durante la sua assenza, scrive il quotidiano brasiliano El Globo, i difensori dell'ex terrorista dei Pac avevano tentato di accelerare la pratica per ottenere la liberazione rivolgendosi al giudice Marco Aurelio Mello.

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