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Questo articolo è stato pubblicato il 15 maggio 2011 alle ore 20:28.

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Maria Sharapova festeggia la vittoria agli Internazionali di tennis di Roma (LaPresse)Maria Sharapova festeggia la vittoria agli Internazionali di tennis di Roma (LaPresse)

Sui campi da tennis, talvolta, accade che lo spettatore ritardatario ma attento possa indovinare il risultato di una partita osservando i volti dei giocatori prima ancora che spiando il tabellone. In questi casi, spesso l'espressione stampata sul viso di uno dei protagonisti, oltre a rivelare il punteggio raggiunto fino a quel momento, permette di prevedere l'andamento futuro del match e, perfino, il risultato finale.

Oggi, per esempio, sul campo centrale di Roma, lo sguardo smarrito e preoccupato di Samantha Stosur era la spia perfetta di quanto stava succedendo. Negli occhi della australiana non si leggeva determinazione o concentrazione ma solo ansia e scoramento. Evidentemente le sette sconfitte subite i altrettanti incontri con Maria Sharapova avevano lasciato il segno.

E poco importava che nessuna di quelle partite si fosse giocata sulla terra rossa. Samantha, emotiva e piuttosto fragile, stava lottando con i suoi fantasmi prima ancora che con la rediviva tigre siberiana.
D'altra parte l'australiana, che pure tecnicamente è una tennista di ottimo livello, non è nuova a questo tipo di défaillance. Tanto che anche nella finale di Parigi di un anno fa, persa contro la nostra Schiavone, l'emotività aveva pesato non poco sulla sua prestazione.

Per contro, Masha, da tempo relegata nelle retrovie dai problemi ad una spalla, è una giocatrice alla quale il coraggio certo non manca. Abituata a vincere nei match che contano fin da quando a soli 17 anni aveva conquistato l'edizione di Wimbledon 2004, la Sharapova non si è mai fatta problemi a divorare le sue rivali. Una simile disparità di energie psichiche bastava da sola a determinare l'esito di un incontro senza storia. Aggiungiamo che l'avvenente russa applicava alla perfezione una serie di schemi tatticamente ineccepibili e avremo tutti gli ingredienti di un match chiuso per 6/2, 6/4 in meno di un'ora e mezza.

Volata subito sul 3/0 Maria metteva immediatamente a segno un terribile parziale di 12 punti a 1. A suon di servizi sul rovescio di Samantha seguiti di bordate lungo linea, la Sharapova continuava la sua cavalcata sul 4/0, per chiudere poco dopo lasciando appena due game all'avversaria. A darle man forte, comunque, c'era il diluvio di errori non provocati della Stosur che nemmeno quando riusciva a salire per 2/1 nella seconda frazione e poi a lottare fino al 5/4 in favore della russa, dava l'idea di poter ribaltare il risultato.

Con questa vittoria, Masha, applauditissima dal pubblico romano, ottiene il successo più importante della sua seconda vita tennistica. Dopo aver conquistato tre titoli dello Slam e un Masters, la biondissima siberiana aveva subito un lungo stop in seguito all'infortunio e, da allora, non era più stata la stessa. Questa vittoria, la prima importante sulla terra rossa, la rilancia nell'olimpo del tennis. Un pantheon un po' a corto di divinità, va detto, privato com'è oggi delle due Williams, della ritirata Henin e di Kim Clijsters…

E, allora, riecco Maria Sharapova, pronta ad approfittare di questo momento di vuoto per riprendersi gloria e successi. Il trionfo romano, oltretutto, le consente di approdare alla settima posizione del ranking wta. Sarà tornata per restare? E' una domanda che troverà risposta fin dai prossimi mesi, a partire dall'appuntamento con i rossi campi di Parigi e, ancora di più, con il tappeto erboso di Wimbledon.

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