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Questo articolo è stato pubblicato il 15 maggio 2011 alle ore 08:12.

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Capital World Investors, una delle più grandi società di gestione del risparmio Usa, probabilmente non voleva fare torto a nessuno. Così ha puntato le stesse fiches, cioè circa 2,5 miliardi di dollari, su entrami i cavalli: oggi è il primo azionista di McGraw Hill (il gruppo che controlla l'agenzia di rating Standard & Poor's) e nello stesso tempo è anche il primo socio della concorrente Moody's.

In entrambi i colossi del rating Capital World Investors ha una quota poco superiore al 12%: appunto, 2,5 miliardi di dollari complessivi. "Affezionato" alle agenzie di rating è anche un altro fondo americano: State Street Corp. È infatti il secondo azionista di McGraw Hill-S&P e il settimo di Moody's. Idem Blackrock, altro fondo Usa: è l'undicesimo socio di Moody's e il sesto della concorrente.

Nel capitalismo americano delle public company questi incroci avranno forse poca importanza. Ma, ora che le agenzie di rating sono sotto l'occhio del ciclone per la loro azione sui debiti statali europei, anche i dettagli diventano rilevanti: a Lisbona la Procura ha infatti aperto un'inchiesta dopo aver ricevuto una denuncia da alcuni professori che puntano il dito, tra l'altro, proprio sul fatto che i principali azionisti di Moody's e Standard & Poor's siano gli stessi grandi fondi americani.
In effetti qualcosa di strano ci potrebbe essere: i grandi fondi Usa sono da un lato gli investitori che utilizzano i rating per decidere quali obbligazioni comprare, e dall'altro sono anche i "padroni" delle agenzie che stilano le pagelle. È come se gli studenti fossero i proprietari delle scuole e decidessero quali stipendi assegnare agli insegnanti. È vero che l'azionariato di Moody's e Standard & Poor's è diffuso: i fondi azionisti sono centinaia e singolarmente nessuno ha quote azionarie in grado di influire sulla gestione e sulle pagelle finali assegnate alle obbligazioni. Ma è anche vero che, in fin dei conti, il top management è scelto dagli azionisti.

La Procura di Lisbona, capitale di un paese tartassato proprio dai continui declassamenti di rating, vuole dunque fare chiarezza. Soprattutto ora che le agenzie di rating sono sotto il fuoco del mondo politico: può tanto potere nell'influenzare i mercati e le politiche dei governi – questo è il dilemma – essere nelle mani di due o tre società che hanno come azionisti alcuni fondi che sono anche i grandi investitori sui mercati obbligazionari? È questo l'ennesimo dubbio che riguarda le tre sorelle del voto: Moody's, Standard & Por's e Fitch. Loro sostengono che gli azionisti non abbiano alcuna influenza sulle decisioni dei rating. Probabilmente, conoscendo la struttura delle società americane, è così. Ma una controllatina, un check up completo, anche in questa direzione, non fa poi male. (My.L.)

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