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Questo articolo è stato pubblicato il 17 maggio 2011 alle ore 06:59.

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Mario DraghiMario Draghi

I 27 ministri delle Finanze dell'Ue, riuniti nell'Ecofin, hanno accettato la designazione formulata dall'Eurogruppo del Governatore di Bankitalia Mario Draghi alla presidenza della Bce. Ora la nomina ufficiale spetta ai capi di Stato e di Governo il prossimo 24 giugno, sentiti i pareri del Parlamento europeo e del Consiglio direttivo della stessa Bce.

dal nostro inviato Dino Pesole

BRUXELLES. Designato all'unanimità. Il responso è giunto a tarda sera alla fine di un intenso pomeriggio di lavoro dell'Eurogruppo: Mario Draghi è il «candidato unico alla presidenza della Bce». L'imprimatur del presidente dell'Eurogruppo Jean-Claude Juncker parla chiaro: «Draghi è uomo che gode di una reputazione eccellente in campo europeo e internazionale.

Come banchiere centrale ha dato prova di avere a cuore l'euro e l'unione monetaria. Incarna in pieno tutti gli elementi per essere il degno successore di Jean-Claude Trichet». Il governatore della Banca d'Italia e presidente del Financial stability board, forte del decisivo placet politico ottenuto da pezzi da novanta come Nicolas Sarkozy e Angela Merkel, è dunque formalmente designato alla guida dell'Eurotower.
Pochi minuti per sbrigare la pratica. Fino a tarda sera, dopo aver raggiunto l'accordo sul piano di aiuti per 78 miliardi al Portogallo, i ministri dell'Eurozona hanno speso gran parte della discussione sul caso della Grecia. La designazione di Draghi figurava all'ultimo punto dell'ordine del giorno. Scelta peraltro indicativa, poiché di fatto non c'è molto da discutere. Questa mattina vi sarà l'ufficializzazione in sede Ecofin.

Non è ancora il passaggio conclusivo, perché formalmente la decisione spetta ai capi di Stato e di Governo che si riuniranno a Bruxelles il 24 giugno. Decisione scontata, anche se il caso che ha travolto il direttore dell'Fmi, Dominique Strauss-Kahn, è sembrato a un certo punto frapporsi sul cammino di Draghi. L'incarico, una volta ultimate le varie procedure, scatterà a partire dal prossimo 1° novembre. Si è preso atto che, nei fatti, quella di Draghi era non solo la candidatura più autorevole sul tappeto ma l'unica sulla quale fosse già stato raggiunto il consenso dei Paesi che contano in Europa. Nel mese che intercorre dal placet definitivo da parte dei capi di Stato e di Governo, Draghi, terzo presidente della Bce dopo Wim Duisemberg e Jean-Claude Trichet, sarà ascoltato dalla commissione affari economici e monetari del Parlamento europeo che dovrà esprimere il suo parere, peraltro non vincolante come quello che verrà reso noto dal Consiglio direttivo della Bce. Poi la questione si potrà considerare chiusa.

Si apre ora un'altra partita, tutta interna ma non meno impegnativa, sul ruolo da assegnare a Lorenzo Bini Smaghi, membro del board della Bce e dunque teoricamente prossimo alle dimissioni per rispettare la prassi condivisa da tutti i Paesi europei, in base alla quale non si possono avere due uomini dello stesso Paese ai vertici dell'Eurotower. Per ora tuttavia Bini Smaghi fa sapere che non lascerà la Bce: «Il mio mandato scade nel 2013, ho in programma di continuare», ha detto in una intervista alla Dow Jones. I giochi sono tutti aperti e riguardano evidentemente la successione a Draghi, che tra gli altri vede in corsa lo stesso Bini Smaghi.

La lunga corsa di Draghi sta dunque per volgere al termine. Del resto, dopo il via libera da parte di Sarkozy, reso esplicito nel corso dell'ultimo incontro bilaterale a Roma con il premier Silvio Berlusconi, e dopo il placet di Angela Merkel della scorsa settimana, non sembravano proprio sussistere ostacoli di sorta sulla strada di Mario Draghi all'Eurotower («È una persona molto interessante e di grande esperienza, ed è molto vicino alle nostre idee per quel che riguarda la cultura della stabilità e solidità nella politica economica»). È stato il ministro dell'Economia, Giulio Tremonti, secondo quanto lui stesso ha reso noto mercoledì scorso nel corso della conferenza stampa congiunta con gli esperti dell'Fmi, a ufficializzare con una lettera la candidatura. Un atto formale, nulla di più, ma necessario per porre ufficialmente il "timbro" del Governo sulla designazione. Lo stesso Berlusconi si è detto peraltro assolutamente convinto che il 24 giugno non sorgeranno ostacoli di sorta nel vertice dei capi di Stato e di Governo. «Di Draghi ci possiamo fidare», avrebbe confessato la Merkel.

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