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Questo articolo è stato pubblicato il 18 maggio 2011 alle ore 16:02.

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Mara Carfagna (Emblema)Mara Carfagna (Emblema)

La Commissione Giustizia della Camera ha bocciato la proposta di legge sull'omofobia redatta dalla relatrice Anna Paola Concia del Pd. Il voto è finito 26 a17. Contro hanno votato Pdl, Lega e Responsabili. A favore erano invece Pd, Idv e Fli. L'Udc si è divisa: contro hanno votato Luisa Capitanio Santolini e Roberto Rao, in linea con la scelta del partito. Ma c'è stato il distinguo di Lorenzo Ria che si è invece astenuto a titolo personale.

Carfagna: il Pdl ha perso un'occasione
«Il Popolo della libertà, col voto di oggi in commissione, ha perso un'occasione», ha commentato il ministro per le Pari opportunità, Mara Carfagna, dopo il voto in commissione alla Camera. «Il testo, infatti, non prevedeva il reato di omofobia, ma introduceva aggravanti per i reati commessi a scopo discriminatorio; una norma di stampo europeo. Voterò a favore del provvedimento non appena arriverà in aula».

Per il voto arrivano in commissione i sostituti dei deputati assenti
Per il voto, il Pdl ha chiamato in commissione diversi sostituti di deputati assenti. Per una coincidenza, c'era anche Alessandra Mussolini relatrice del provvedimento successivo, ma non le è stato permesso di sostituire nessuno. «Sono a favore e non mi hanno dato la sostituzione», ha poi spiegato lei stessa. A questo punto, il Pd ha chiesto di tornare al testo originario presentato dall'allora capogruppo Antonello Soro. Per questa sera è fissato il termine degli emendamenti che saranno votati domani. I democratici sono intenzionati a presentare proposte di modifica che di fatto recepiscano la mediazione trovata dalla Concia tenendo conto anche delle osservazioni degli altri gruppi. Comunque il testo, visto che è in quota opposizione, andrà in aula dal 23 maggio.

Costa aveva chiesto un rinvio della discussione
In apertura di seduta, il Pdl con Enrico Costa aveva chiesto un nuovo rinvio della discussione. Ipotesi respinta dalla Concia. «Sono 959 giorni, vale a dire 2 anni 6 mesi e 27 giorni che discutiamo su questa legge», ha sottolineato la deputata, visibilmente delusa visto che già aveva dovuto subire la bocciatura il 13 ottobre del 2009 della sua prima versione del testo in Assemblea, quando fu approvata la pregiudiziale di costituzionalità presentata dall'Udc.

Una lettera della Concia aveva ricordato i tormentato iter del provedimento
La Concia ieri aveva fatto recapitare una lettera a tutti i deputati della maggioranza in cui ha ricordato il tormentato iter del provvedimento. Si tratta, ha spiegato, di una legge che «deve essere bipartisan e non ideologica, il cui contenuto normativo prevede un'aggravante specifica quando il reato di aggressione viene commesso contro un cittadino o una cittadina perchè omosessuale o transessuale». Dunque, era stato il suo richiamo, «ti invito a votare a favore di questa legge lasciando al passato le ideologie e i pregiudizi» perché «questa non è una legge degli omosessuali» ma «una legge di civiltà».

Un appello caduto nel vuoto
Il suo appello è caduto nel vuoto. Eppure, ha ricordato, era stato limato il testo in modo da superare le pregiudiziali di costituzionalità. Come aggravanti si sono indicate non più «l'omofobia» e «l'identità sessuale» ma «l'omossessualità» e «la transessualità». E il riferimento era solo alle aggressioni e non ai reati di opinione. Non è bastato né alla maggioranza nè all'Udc. «Abbiamo sempre avuto perplessità sui profili di costituzionalità di questa legge», ha spiegato Carolina Lussana, capogruppo della Lega Nord in commissione. «Il tema va affrontato», ha riconosciuto, «ma perchè applicare aggravanti in caso di reati commessi per omofobia e non nei confronti di chi è disabile o la pensa politicamente o calcisticamente in modo diverso?». Ora «avanzeremo le nostre proposte».

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