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Questo articolo è stato pubblicato il 19 maggio 2011 alle ore 06:38.

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L'Italia deve andare a lezione dalla Germania e dalla Svezia. Anzi, deve proprio copiare. Secondo Lorenzo Bini Smaghi, membro dell'esecutivo della Bce, non ci sono alternative: «Mettiamoci a copiare quelli che hanno più successo. Copiare a scuola - ha detto ieri durante un convegno a Milano - non è una cosa bella, ma nel mondo dell'economia prendere lezioni da Paesi come Germania e Svezia può essere utile».
Il consiglio non vale solo per l'Italia, ma per tutta la sponda Sud del continente. «C'è un dualismo in Europa - ha sottolineato l'economista - con Paesi che stanno andando molto bene. Citiamo la Germania, che è tornata a livelli pre-crisi con una crescita endogena e non solo basata sull'export. Ma anche l'Austria, la Svezia, una parte della Francia». Questi Paesi crescono di più «perché i loro sistemi sono più aperti e l'export dà un contributo molto superiore al Pil. Anche nel Sud Europa occorre aprire i sistemi e puntare sul settore delle esportazioni verso tutti i mercati e ovviamente anche quelli dei Paesi emergenti». Una ricetta valida anche per il Mezzogiorno d'Italia, dove «l'export ha un'incidenza sulla crescita molto bassa». In genere, ha aggiunto Bini Smaghi, «il Sud è molto meno esposto del nord Italia alla competizione. Se invece si riuscisse ad aprire questo sistema, si libererebbe molto potenziale».
Il recupero della crescita, per l'Italia come per i Paesi del Sud Europa (cioè Grecia, Portogallo e Spagna, quelli più nei guai con la crisi del debito, anche se Bini Smaghi non li cita direttamente), passa quindi per riforme di sistema e non per politiche monetarie accomodanti. Nell'Eurozona, ha detto l'economista, «ci sono rischi di inflazione al rialzo» e per questo la Bce deve «continuare a monitorare» la situazione. «Perderemmo la fiducia dei cittadini - ha aggiunto - se lasciassimo crescere l'inflazione a livelli non coerenti con la stabilità solo per aiutare due o tre Paesi che devono invece essere sostenuti con strumenti finanziari e fiscali». Questi Paesi, ha aggiunto, «li stiamo comunque aiutando dando loro liquidità illimitata al tasso dell'1,25 per cento. È un contributo sostanziale».
L'inflazione contenuta è anche la chiave per difendere la competitività dell'Eurozona, al di là del rapporto tra euro e dollaro. «Se si guarda - ha detto Bini Smaghi - alle 40 principali valute e al tasso effettivo, ci si accorge che l'euro è molto competitivo perché negli altri Paesi c'è molta inflazione e aumentano i salari». «Se in Europa riusciamo a mantenere moderata la crescita dei costi, se facciamo le riforme strutturali, per la competitività dell'Europa ci possono essere elementi di forza». A dimostrarlo, ha argomentato il membro della Bce, sono «quei Paesi i cui sono state fatte riforme e dove è stata risanata la finanza pubblica». Tutti Paesi dove «c'è crescita».
Bini Smaghi è intervenuto anche sulle banche, che devono avere «un livello di patrimonializzazione adeguata» in modo da poter accedere al mercato dei capitali «spuntando tassi di interesse più bassi». Ha poi messo in guardia «dall'eccedere» nella regolamentazione del sistema finanziario, raccomandando invece di rafforzare la vigilanza: «Quanto più sottili sono le regole tanto più forte è chi deve farle rispettare. Se vogliamo evitare che i colossi si comportino in modo destabilizzante bisogna sapere quel che fanno».

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