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Questo articolo è stato pubblicato il 19 maggio 2011 alle ore 06:37.

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Tutto esaurito ieri alle aste dei T-bill a due mesi portoghesi collocati per un miliardo, importo massimo della forchetta, e dei titoli quinquennali Bobl tedeschi venduti per 4,9 miliardi. Gli importi richiesti hanno superato di gran lunga quelli in emissione - due volte nel caso del Portogallo, 1,9 volte per la Germania - e questo è bastato al mercato per convincersi sulla buona riuscita dei due collocamenti. La domanda resta in effetti solida, tanto per uno Stato periferico in crisi di liquidità quanto per il Paese che, sfoggiando la più affidabile AAA europea, fa pagare molto cari i suoi bond.
Eppure i rendimenti dei titoli assegnati in asta segnalano un allarme rosso. Il divario del costo della raccolta tra gli Stati dell'Eurozona periferica e i Paesi core continua ad ampliarsi, a causa del crescente timore di un'imminente ristrutturazione del debito greco che equivale a un default sovrano, soft o hard che sia.
I tassi d'interesse di assegnazione delle aste che si sono tenute ieri, come anche quelle dello scorso lunedì dei T-bill spagnoli e greci, manifestano chiaramente l'altissima tensione che permane tra gli investitori. La Germania è stata in grado di raccogliere 5 miliardi (1,1 mantenuto dalla Bundesbank) a cinque anni pagando il 2,45% (in calo di 23 centesimi rispetto all'emissione precedente). Ebbene il giorno prima, pressoché allo stesso tasso dei tedeschi, il 2,54%, la Spagna ha raccolto fondi a 12 mesi. Questo è già un enorme squilibrio: ma è ancora più grande quando si confrontano i rendimenti tedeschi con quelli di Lisbona. Il Portogallo ieri ha dovuto sborsare un tasso medio del 4,65% per raccogliere un miliardo con scadenza di soli due mesi: un rialzo di 60 centesimi rispetto all'ultima asta di aprile sulla stessa scadenza. La curva dei rendimenti dei titoli tedeschi non supera la soglia del 4% neanche sulla scadenza trentennale, dove si arresta al 3,6 per cento.
Il costo molto elevato su scadenze estremamente brevi pagato dal Portogallo riflette in maniera assoluta la sfiducia del mercato nel piano di salvataggio appena varato dall'Unione europea e dal Fondo monetario internazionale a sostegno di Lisbona: un pacchetto da 78 miliardi. Questa mancanza di fiducia è la conseguenza del disastroso esito del piano di salvataggio Ue-Fmi varato per la Grecia: 110 miliardi con durata a tre anni che in meno di un anno si sono rivelati insufficienti per l'importo (che sarebbe dovuto essere di almeno 150 miliardi) e insostenibili per la scadenza (i 3 anni sono stati estesi a 7,5 ma non basta). Per non parlare dell'eventualità di una ristrutturazione del debito greco prima del giugno 2013, che fa crollare come un castello di carte le garanzie, assicurazioni e promesse annunciate in grande pompa dai leader politici europei un anno fa.
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