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Questo articolo è stato pubblicato il 20 maggio 2011 alle ore 16:17.

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Nord più a rischio povertà del Sud, un colpo agli stereotipiNord più a rischio povertà del Sud, un colpo agli stereotipi

L'Italia è diversa da quella che comunemente si crede. Il Nord è più a rischio povertà del Sud. E città considerate ricche, come Milano, Brescia e Como, hanno in realtà i tassi di povertà più alti. È quanto afferma uno studio effettuato dal Centro Studi Sintesi di Venezia. Uno studio che, secondo il Wall Street Journal, "sfata stereotipi italiani" come il cliché della maggiore povertà delle regioni meridionali.

"Se si tiene conto del costo della vita locale, i due terzi dei capoluoghi di provincia più poveri si trovano nell'Italia settentrionale", sostiene la ricerca.

Il 20% degli abitanti di Brescia, "spesso descritta come bastione di industriali e banchieri" hanno un reddito al di sotto della soglia media di povertà locale. E a Milano la percentuale è del 17,5%, fa notare al Wsj uno degli autori dello studio, Michele Bacco.

Il dato nazionale è del 12,2% e la maggior parte dei capoluoghi di provincia con il minor tasso di persone al di sotto della soglia di povertà locale si trova nel Mezzogiorno.

Sintesi, spiega il Wsj, ha usato la stessa metodologia dell'Istat - in base alla quale una famiglia di due persone è considerata povera se la sua capacità di spesa è inferiore alla spesa media pro capite nazionale – ma ha tenuto conto dei livelli dei consumi locali invece che nazionali.

"Alti tassi di povertà indicano che c'è un maggior numero di persone che guadagna meno della media locale", dice Bacco. A Milano, per esempio, il reddito medio a disposizione è il più alto d'Italia, 35.194 euro. Più di un abitante su sei a Milano guadagna meno di 12.423 euro, che rappresenta la soglia di povertà locale.

I risultati dello studio, secondo il quotidiano Usa, danno sostegno alla riforma del fisco che il ministro dell'Economia Giulio Tremonti, appoggiato dalla Lega Nord, sta tentando di portare avanti attraverso il federalismo fiscale, con l'obiettivo di consentire ai livelli di tassazione e di reddito di variare maggiormente in funzione della produttività locale.

Se lo studio di Sintesi "sconvolge" quanto si pensa del Nord, un rapporto della Svimez – aggiunge il Wsj - ha di recente smontato un altro stereotipo, denunciando che l'evasione fiscale è un flagello più frequente nelle regioni settentrionali. La quota di reddito evasa è del 19% nel Nord e del 18% nel Sud, ha rilevato la coautrice dello studio, Franca Moro.

In questo caso, l'inversione del cliché viene spiegata così: "L'evasione è fatta su piccola scala da un gran numero di persone al Sud, mentre è fatta su scala più ampia da un numero di persone relativamente minore nel Nord". Le motivazioni invece evocano un luogo comune: "L'evasione fiscale si fa per sopravvivere nel Sud, ma per costruire ricchezza nel Nord".

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